DELLA SCI ENZA DELLE LEGGI 31
che alle altre parti delle leggi, fa mestieri di por ioem' all'amministrazione: perocché s'egli è vero che un cattivo codice civile e penale posson mettere a ripentaglio le sostanze, la libertà e la vita di molti, egli è verissimo eziandio che una malvagia Amministrazione oltrecchè sopra ogni credere nuoce a ciascun cittadino, dissolve o manda a morte il corpo intero della civile società. Sicché ora che più che mai direttamente si giudica della sorte e del destino delle genti, più onorato diviene e famoso quel Re, che alcuna parte del suo civil reggimento va con prudenza riformando, che chi cingesi la fronte di alcun alloro militare, spesso funesto indizio di strage e di rovina. E se temeraria cosa in noi non fosse, non temeremmo di consigliare a coloro i quali la divina provvidenza ha collocato sui troni, che se realmente addivenir vogliono gloriosi, esser cari ai sudditi, e fermar la loro possanza sopra più salde basi, che le armi e le fortezze non sono, tutto debbono rivolgere i loro animi a perfezionare il reggimento e l'amministrazione dei loro stati 1). E questa sarà la maggior lode e la più sfolgoreg-giante corona, di cui si potranno ornare i Principi al presente in Europa; perocché la pace, la tranquillità, l'ordine, la fermezza dei diritti e dei doveri, la guarentigia contro qualunque siasi ingiuria sono ora i sommi desideri di tutte le nazioni, e coloro i quali han conseguita gran fama e rinomanza non mai han contrariata alle giuste tendenze dei tempi, ne' quali son vissuti, anzi per ciò senza più i loro nomi grandi divennero e famosi, perchè a tutt'uomo si studiarono di favoreggiarle 2).
Noi qui andiamo ragionando in generale avendo l'occhio a tutti quanti sono i grandi e i piccoli stati di Europa, chè se spezialmente volessimo ragguardare a questo nostro
i) Firmissimum id imperium, quo obedientes yaudent. Livio lib. V11L f) Pulchrum eminere est Inter illustre* viros; Consulere patriae, parcere afflicti*, fera Caede abstinere, tempus atque irae dare, Orbi quietem, saeculo pacem suo. Haec summa virtns, petitur hac coelum via.
Seneca in octaw