Stai consultando: 'Opere Complete Volume Primo', Giuseppe Devincenzi

   

Pagina (84/478)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (84/478)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Opere Complete
Volume Primo
Giuseppe Devincenzi
Giovanni Fabbri Editore, 1912, pagine 465

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!



[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   del sesto congresso
   71
   semplicemente e sinceramente le usanze nostre (in agricoltura). Uu paese, centro della civiltà e del sapere da tempi remotissimi oltre al dominio della storia, per tanti e tanti
   lino, per ultimo il bovino. Raro è però che il più debole non sia invigorito dall'uno o dall'altro, o da ambidue i migliori, mescolandoli nel comporre le masse. Non ostante che abbondino gli animali bovini per le stali*, pure molti dei contadini hanno o cavallo, o mulo, o somaro, e se non altro due e più agnelli. E chi ne è privo s'ingegna di cercare per le vie più frequentate escrementi sostanziosi, o gli compro; o tira a sè per certa mercede un branco di pecore a stallare per alquante notti.
   « Le materie onde si fa letto al bestiame contribuiscono molto alla maggiore o minor bontà assoluta o relativa dei letami. Con le foglie di quasi ogni specie si ha un buon concime, che presto diviene macero e fino, ma poco dura; le paglie ne forniscono di più sostanzioso, di assai più lungo effetto, e ben diviso, qualora gli si dia il tempo di compiere la sua fermentazione. Di poco inferiore è quello col falasco; ma si ha l'avvertenza di reciderlo assai minutamente innanzi di mettere sotto alle bestie, qualora faccia d'uopo di un concio atto alla sementa del grano, poiché diversamente resterebbe troppo grosso. Anche meno trattabile riuscirebbe quello fatto co' fusti del granturco; ma vi si rimedia esponendoli, prima di farne letto, all'azione dell'acqua e dell'aria, nella vernata distesi sull'aia. Di grandissimo aiuto a ingrossare le masse dei letami sono le vinacce, che abbondano per tutto, o che ne migliorano la qualità, essendo fertilizzanti assai, se fermentate a sufficienza. Nel fare le masse dei letami e nel conservarli non si tras urano le diligenze più importanti. Per esempio, alle masse viene data certa mole in larghezza e in altezza, perchè non sieno lavate e disseccate, perchè meno evaporino: e quando il contadino per economia di tempo deve preparare il concio sul campo assai innanzi di servirsene, suole coprirne il mucchio, che fa ben serrato, o con un cappello di paglia, o con un buono strato di terra. 11 bisogno presso che continuo di letami nella pianura giustifica la pratica di tenerli alla scoperta, perchè la loro fermentazione sia sollecita, aiutandola con l'acqua e il sole. Ma sui colli, e più in montagna, ove se ne fa uso assai meno frequente, fermentati che sieno si mettono sotto tettoia a settentrione.
   « La condizione del letame, o sia il grado suo di fermentazione e divisione in casi diversi, è rilevante nella pratica. Per i grani si usa un concio mezzanamente macero e trito, nulla più; laddove per la scandella, la canapa, i granturchi si cerca d'impiegarlo perfettamente fermentato e diviso, da servire tutto e subito alla nutrizione. All'opposto, per governo agli ulivi, e lo stesso dicasi dei gelsi e alberi da frutto, impiegasi letame grosso, mezzo fatto, e anche tal quale si trova appena levato di sotto ali - bestie. In questo caso quando uno adopera il falasco non si recide per far letto, ma si lascia intero; poiché il buono sta qui in un effetto lento anzi che sollecito. Nei casi dei letami fini adunque si crede necessario il sagrificar*