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GIUSEPPE DEVINCENZI
secoli pieno (li attività intellettuale e materiale, deve aver toccato la perfezione nella prima fra le arti per la necessità della vita, nella più nobile per la opinione di quella fra le nostre nazioni che dominò sul noto Mondo, nella più
«Ila richiesta attitudine una porzione della sostanza; mentre in quelli dei pressi avvedutamente si ha cura di conservare gli elcmonti della fertilità
nel maggior grado.
« L'uso d'ingrassare i campi con le terre si riduco fra noi a trarrò profìtto dalle piene dei torrenti, inondandone specialmente i prati per averno la melma, quando si trovano in posizioni idoneo. Alle viti, sia in pianura, sia in collina, generalmente non si dà altro governo che quello della fanghiglia delle fosse, sottoposte ai filari, la quale si pone loro al pi< de ogni due°anni. E questo basta a farle prosperare eziandio in terren magro, congiuntamente a quel poco succo, di cui godono, dato alla sementa del campo.
« Moiro si apprezza la cenere, anche lissiviata, per governare i prati, e tanto che si va cercando in Toscana, e pagando cara; nello sperimontar-sene ottimi gli effetti, in particolare nei terreni tenaci e frigidi. Allorché si tratta di ridurre a cultura un pezzo a macchia in monte, usano, fatto il divelto, ammucchiare qua e là nel forte della state piote e sterpi, cui si appicca il fuoco: la cenere che ne viene servo senz'altro aiuto alla sementa per due anni.
« In tanto bisogno e tanta cura de' letami veggo però dai miei concittadini generalmente non curata una cosa ben atta a ciò, e di cui potrebbero avere in quantità grande; altra poi in immensa copia veggo affatto abbandonata, che dovrebbe riuscire molto utile allo stesso effetto: voglio dire delle fecce dell'olio quando si fabbrica, dette morchia; e dei frantumi del nocciolo delle ulive, chiamati sansa. In quanto alla morchia, ne sarebbe grande la quantità, attesi tanti edilìzi da olio, se ne contano quattrocento sessantaquattro, se si trattenesse quando se ne spurgano i bottini, col far depositare in fossa profonda quell'acqua nera, anzi che ingegnarsi a sperderla pei torrenti con molestia di chi sta sotto, sconcertandolo nei bucati e nel l'abbeverare il bestiame. Da parecchi anni io uso tale economia, conservando la morchia nel modo accennato, e dandola in misura aufficiente ed in istato di melma agli ulivi nel settembre, tutto attorno le radiche, lontano dalla coppaia. Niuna sinistra conseguenza scopersi dal-l'impiegare questa materia, anno per anno raccolta, e l'attribuisco alle acque dell'autunno che temperano la sua attività, altrimenti forse nociva senza più lunga macerazione. Grande poi è il vantaggio che ne ottengo in una bella e continuata vegetazione, coronata da copiosi frutti. Avvi chi dà la morchia alle viti, e chi ne fa scorrere lungo quei filari l'acqua tale quale esce dai bottini; con profitto considerevole per la qualità del raccolto, ma con danno della qualità, come sempre accade della vite, se fc troppo nodrita. Pochissimi pfcr altro, ripeto, sono coloro che hanno cura