giuseppe dev1ncenz1
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tutta quauta la Italia secoudo lo iuvito che ne fu dato dal principio delle scientifiche nostre unioni, e poniamolo in chiara luce come si è incominciato a fare qua e là, e come della Valtellina adesso si è fatto con tanta lode del suo autore l). Ogni municipio abbia uno scrittore e allora arriveremo a conseguire un'esposizione veritiera e minuta di tali pratiche » *). E bello è il vedere come questo egregio uomo di stato tocca alcun vantaggio che già l'Italia ritrae da queste annuali riunioni: « Mi conforta però il pensiero, dice, che passò quel tempo in cui gl'Italiani, dispregiatori
che rimonta alla tradizione. Raccogliamo perciò diligentemente le pratiche campestri di tutta quanta la Italia, secondo lo invito che ne fu dato dal principio delle scientifiche nostre unioni; e poniamole in chiara luce, come si è incominciato a fare qua e là; e come della Valtellina adesso si è fatto con tanta lode del suo autore 1). OgDi municipio abbia uno scrittore; e allora arriveremo a conseguire una esposizione veritiera e minuta di tali pratiche. Tanta varietà presentano e cielo e terra in Italia, da dividerla, starei a dire, in moltissime regioni; da dar luogo ad una infinità di prò duzioni; da richiedere per una specie metodi di cultura affatto diversi. É vano lo sperare in altra guisa lo intento desiderato. Pochi scrittori che a-vessero a trattare ciascuno di una gran parte, specialmente dal lato del mezzogiorno, ove la natura cambia, può dirsi ad ogni miglio, dovrebbero molto lasciare indietro per impossibilità ancorché diligentissimi, ancorché viaggiando e interrogando con pacatezza e gravità, secondo il costume italiano, e non con rapidità e leggerezza alla foggia straniera. Sarebbe di questo lavoro com'è della storia della Penisola, a cui assai mancherà fino a che non si conoscano quelle di moltissimi municipi; i quali anche nella loro piccolezza rappresentarono una parte non disprezzabile negli avvenimenti d'Italia.
« Mi conforta però il pensiero che passò quel tempo in cui gl'Italiani, dispregiatori delle cose loro e solo conformati alla imitazione di quelle straniere, andavano a grande loro disdoro e ingiustizia cercando la sapienza e la perfezione fuori d'Italia, senza curare o vedere la propria.
I nostri Congressi in particolar modo hanno contribuito a togliere quell'abito, a risvegliare il sentimento della loro dignità negl'Italiani, a illuminarli sulle loro forze in ordine alle scienze e alle arti, segnatamente poi alla più necessaria tra queste, l'agricoltura. Io saluto perciò con affetto di gratitudine gl'institutori dei nostri annuali convegni; abbraccio quai I ratei li coloro che vi concorrono; benedico riverentemente ai Potenti che vi prestano favore. »
l) Il Visconte Venosta.
*) Disc, cit, f. 17, 18.