DEL SESTO CONGRESSO
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delle cose loro e solo conformati alla imitazione di quelle straniere, andavano a grande loro disdoro e ingiustizia cercando la sapienza e la perfezione fuori d'Italia senza curare o vedere la propria. I nostri Congressi in particolar modo hanno contribuito a togliere quell'abito, a risvegliare il sentimento della loro dignità negli Italiani, a illuminarli sulle loro forze in ordine alle scienze ed alle arti, segnatamente poi alla più necessaria fra queste, l'agricoltura » *).
Di molte altre cose si venne ragionando, che a pena potrò ricordare per non dipartirmi dai propostimi limiti. Ercoliani, Brofferio, Manuzzi, C. Cantù, Paravicini, Sangui-netti, Zuradelli, Calvi, Majocchi e Sineo ragionarono, ma variamente, sull'importantissimo argomento del com nercio librario in Italia, che per altro certo ha mestieri di essere in qualche modo rilevato. Lesse il Marchese Pallavicino un dotto discorso sullo stato dell'industria nella Liguria marittima per riguardo alla tecnologia. Il Preda discettò sulla possibilità di ridurre gli scopeti dell'alto Milanese a boschi di pino silvestre. L. Cattaneo lesse una memoria intorno { al miglioramento delle marcite, che sono que' prati iemali che altrove quasi non si rinvengono che nel Milanese: e sulle considerazioni del Ridoltì si conchiuse che quella generazione di prati esaurisce innanzi tempo nelle vacche la facoltà di dar latte, ma che questo pregiudizio ne viene largamente compensato dalla maggior copia. E quanto alle vacche per arguirne le qualità lattifere fu discusso del metodo Guénon, e dietro le osservazioni del Gera, del Freschi, del Possenti, del Cattaneo e massime del Ridolfì ne fu riconosciuta quasi pienamente la veracità. L'abate Ron-coroni fece alcuni cenni dell'utilità della coltivazione dell'orzo nampto in alcuni luoghi alpestri, e delle barbabietole di Slesia come foraggio nell'alta Lombardia. Varie notizie porsero intorno alla quistione se il zea maiz infetto di macchia produca o ver no la pellagra il Ridolfi, il Lambruschini, il Gera ed il Ragazzoni, e ne risultò che per sciogliere al tutto questo dubbio vi è necessità di più minute
l) Disc. cit. f. 18, 19.