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Opere Complete
Volume Primo
Giuseppe Devincenzi
Giovanni Fabbri Editore, 1912, pagine 465

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   COLTIVAZIONE DEL COTONI
   175
   cotone in Italia nou possa altrove trovar limiti che nella maggiore utilità, che si ritragga da altre coltivazioni, e nell'energia della nazione. Certo vi sarà mestieri di non pochi capitali per migliorare le nostre terre, tanto per ridurle a questa, quanto a qualsiasi altra coltivazione, se vorremo ritrarre tutti i vantaggi che si può dai nostri terreni e dalla nostra agricoltura; ma se questi miglioramenti apporteranno quei profitti, che a noi pare che debbano apportare, non crediam per veruu modo che i capitali ci possano far difetto. Or sarebbe impossibile, poveri come siamo in fatto di statistiche agrarie, stabilire fino a qual punto le altre produzioni potranno limitare la coltivazione del cotone. Quando si ragiona di agricoltura inglese o francese è facile ad intendersi. Si ripartisce quei paesi in vaste regioni, ed immediatamente si conosce il prodotto medio di ciascuna specie di terra in ciascuna regione. Yi ha un'agricoltura inglese: vi ha un'agricoltura francese; non abbiamo ancora un'agricoltura italiana. Non vi è forse agricoltura di qualsiasi nazione, che tanto differisca dalle agricolture delle altre, quanto differiscono fra loro le agricolture delle varie Provincie d'Italia. Le terre della stessa bontà naturale, sia per difetto di strade, sia per mancanza di prosciugamenti o per altre ragioni, site a pochissima distanza fra loro, spesso danno prodotti disparatissimi. Yi ha delle Provincie in cui le terre valgono molto meno delle reudite annuali che producono in altre.
   Dai fatti e dalle considerazioni, che siamo Rendka^ di uq venuti cennando ciascun agricoltore italiano ^^tone^ potrà giudicare se gli convenga rivolgere le sue cure alla coltivazione del cotone. Un ettaro di terreno coltivato a cotone non potrà rendere negli anni avvenire meno di 366 lire, e se il