Stai consultando: 'Opere Complete Volume Primo', Giuseppe Devincenzi

   

Pagina (373/478)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (373/478)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Opere Complete
Volume Primo
Giuseppe Devincenzi
Giovanni Fabbri Editore, 1912, pagine 465

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!



[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   358
   giuseppe devincenzi
   della reità, e toglie per conseguenza la base della condanna. Tutto questo ò azione che si rappresenta, non finta dal poeta, ma reale ed effettiva, e le persone che sono in questa nostra scen'a, non sono gli attori del teatro che s'investono della parte del reo, dell'offeso, dell'accusatore, del difensore; una sono le parti stesse, le stesse identiche persone. Ora quale istruzione pratica non riceve il pubblico da queste rappresentanze? Come può non conoscere l'orrore che produce il misfatto, la sicurezza eli una pena che deve colpirlo? Bene duuque si disse, che la pubblica discussione forma lo spirito pubblico d'un popolo. Pur ci si dirà, non sono che gli oziosi che assistono ai dibattimenti ed in essi non vi è più quella folla d'una volta. Io rispondo che oltre ai testimoni ed ai parenti delle parti che v'intervengono, la curiosità sprona benissimo anche i non oziosi ad intervenirvi: ma fate che i dibattimenti siano come i riti solenni, quali preceda il raccoglimento, segua l'attenzione; dove il giudice si occupi di vedere e di sentire, nè si distragga con altre operazioni, o si faccia vincere dalla noja o dal sonno; che tutti stiano al loro posto con quel rispetto dovuto a tanta funzione, e non che si manchi a questo rispetto nè verso il pubblico, alle volte intollerante, nè verso il reo tutto che audace, nè verso il testimone quasi sempre ignorante e spesso confuso e sbalordito. Io so che a mio tempo le sale delle due camere delle G. C. Criminale di Napoli eran troppo piccole pel concorso del popolo, e si pensava di traslocarle. Sia comunque; gl'intervenuti racconteranno ad altri il tenore e l'esito della pubblica discussione, e tanto basta per l'istruzione.
   E chef Forse desidererebbero i giudici di togliersi dall'imbarazzo della pubblica discussione, e ritornar all'uso di giudicare col processo scritto, e condannar senz'addurre alcun motivo i sudditi del Re all'esilio, alla galera, alla sospension sulle forche? Questo facile mezzo di giudicare non può tornar più, grazie alla civiltà delle nostre contrade. Ai suoi tempi il Barone de Grimni fremeva sull'incertezza del nostro destino vedendo i vizi della giurisprudenza criminale, ed implorava pur egli questa salutare