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vedi quasi per ogni dove abbandonarsi la fabbricazione di tali istrumenti ad ignorantissimi e gonzi villani, i quali li vengono foggiando senza alcuna norma o conoscenza, come se essi non fossero sottoposti ai principii invariabili della meccanica e senza verun danno si potessero fare a capriccio. Eppure il buono o cattivo esito di una coltura procede il più delle volte dalla qualità degli aratri, e secondamente da tutti gli altri arnesi per così dire, della stessa famiglia, mediante i quali si sostituisce l'opera degli auimali a quella dell'uomo nella lavorazione dei campi, ed a cui in parte si può riferire quanto noi qui per maggior chiarezza verremo dicendo solo degli aratri.
E ben è da credere che massime da questa potentissima cagione in molte nostre contrade debba derivare quella miseria che sovente rende le campagne, ove le cose con più ingenuità e senza maschera ti si presentano alla vista, vere scene di compassione e di dolore. Non di rado abbiamo veduto fra noi, che pare un paradosso a dire, essere meno malagiata quella famiglia di agricoltori che con l'opera delle loro braccia senza più coltivano i campi, di quelli che simiglianti terreni in pari condizioni mettono a coltura cogli aratri: tanto il lavoreccio (li quest'istrumenti è alle volte disutile e dannoso. La qual cosa viene principalmente dalla loro sconcia struttura, e poi dai cattivi e mal pasciuti animali che vi si sottopongono. Egli è perciò forza di confessare la nostra scarsezza: l'agricoltura in Italia quasi da per tutto difetta della maggior parte di questi arnesi rurali, ed i nostri aratri sono imperfettissimi. E quando le altre incivilite nazioni, ben conoscendo i miracoli che la perfezione delle macchine ha prodotto nelle altre arti, si sforzano col perfezionamento dagli istrumenti agrarii e colla divulgazione de' sani principii di migliorare eziandio l'importantissima di tutte le arti, l'agricoltura, noi dal canto nostro pare che assai poco ci studiamo di chiamare ne' campi a nostro sussidio la meccanica e le altre scienze. Gravissime e degne di essere ricordate sono le parole che il principe dei geoponici d'Italia, il chiarissimo Cosimo Ridolfi, ragionando di noi italiani e degli stranieri quanto all'agricoltura, dice: « Già ci soverchiano coi loro