358
giuseppe devincenzi
quei Politici i quali, immaginando di proteggere le manifatture delle altre arti, sottopongono ai ceppi ed alle angherie Parte dell'agricoltore che come tutti sanno è la madre di tutte le altre.
Dopo di aver toccato qualche fatto da cui si può raccogliere la grande utilità dell'uso di questi strumenti perfezionati, crediamo dover venir discorrendo il modo di arare le nostre terre, acciocché questa diceria voglia esserci di qualche particolare vantaggio. E qui per rafforzare coll'autorità il nostro dire, trarremo gli argomenti da un'opera di gran pregio per la nostra agricoltura, cioè dall' economia rustica per lo regno di Napoli di Luigi Granata. Generalmente in questa estrema parte d'Italia un aratro non lavora al giorno che da misure sei a misure sedici *) secondo la diversa natura dei terreni *). È tratto per l'ordinario da due buoi e così radamente dai cavalli o dai muli che non è da tenerne conto. Solo nelle province di Napoli e Terra di Lavoro si vede un a-ratro rompere in una giornata un moggio di terreno della vecchia misura 3) e spesso anche più. 4) ma ciò al certo non ad altro procede che dalla terra meravigliosamente soffice e leggiera, onde avviene che colà agli aratri in cambio dei buoi e de' cavalli gli asini pure si sottopongono. E per la profondità degli aramenti che è tanto utile quasi per qualunque specie di terre, e per le altre qualità che deve avere una buona lavorazione, certa cosa è che i nostri aratri son ben lungi dal profondare quanto sarebbe mestieri alle varie colture, e dal rivolgere e sminuzzare e nettare convenientemente il terreno cattivo. Sicché come ben osserva il nostro dottissimo Costa, in questo regno « la terra resta fessa appena nella sua incrostazione, ma poco o nulla rivoltata e pochissimo smossa » Onde di presente quali rendite abbiam noi mai dalle nostre campagne incitate a produrre con questi mezzi? Egli è assai
*) Una misura è equivalente ad are 1,4. *) Granata, JEcon. rwt., Napoli 1830, voi. 2., fol. 160 e 203. s) L'antico moggio napolitano è equivalente a moggia nuove 4,84 ed il moggio nuovo equivale ad are 6,998.
4) Op. cit, voi. 2., fol. 250 e seg.
b) Dizion. rag. ed univ. d'agric., Napoli 1827, voi. 1., fol. 169.