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Opere Complete
Volume Primo
Giuseppe Devincenzi
Giovanni Fabbri Editore, 1912, pagine 465

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   giuseppe devincenzi
   ed altre simili solitudini, ora inospitali lande e quasi squallidi deserti ad onta che altra volta nutrissero popolatissime e valorose nazioni, e chiunque da ultimo sa come molti dei nostri terreni, anche non montagnosi, coltivati a frumento si affittano un tomolo !) o mezzo tomolo di grano e spesso meno per ogni vecchio moggio ogni qualvolta si seminano, e come essi non solo lasciansi quasi sempre a novali, ma che sovente non si torna a dissodarli che dopo più anni.
   Se vere sono le cose che siam venuti discorrendo chi non vede come i nostri campi rendono meno di quel che potrebbero? Secondo ciò che abbiam testé ricordato un ettare di terreno in Italia non dà adunque ragguagliatamente la rendita di ducati sei, quando in Inghilterra rende intorno a ducati cinquanta. E qual differenza non vi ha mai tra il terreno ed il cielo d'Inghilterra ed il terreno ed il cielo d'Italia? Or che non possiam noi sperare dalla buona agricoltura in questa terra che gli antichi credettero consacrata a Saturno, Dio che riputavano datore di ogni felicità, perchè vedeanla, come dice Dionigi d'Alicarnasso 2), sopra ogni altro mondo ripiena di tutte le ricchezze ed i beni che uom possa desiderare! Adunque quanto la privata e la pubblica opulenza potrebbe crescere co' miglioramenti agrarii non è a dire, e ben converrebbe che gli Italiani meglio che ad altro rivolgessero finalmente le loro principali cure e sollecitudini a queste fonti inesauribili di dovizie. Ma forse obbietterà alcuno: tutti questi miglioramenti dovremmo noi attenderli solo dalla perfezione degli aratri e degli altri strumenti congeneri di cui possiamo aiutarci per coltivare i campi? No certo, moltissime sono le cose che possono giovare all'agricoltura italiana, ma se non la prima almeno fra le prime è da tenere il perfezionamento di questi strumenti dei quali abbiamo ragionato.
   IL
   Laonde ci gode l'animo e s'apre a liete speranze sul non dover escire dall'Italia volendoci qui fare a discorrere di alcun aratro
   1) Un tomolo è equivalente ad ettolitri 0,555451.
   2) Delle antichità romane, lib. 1.