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Opere Complete
Volume Primo
Giuseppe Devincenzi
Giovanni Fabbri Editore, 1912, pagine 465

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   note ed aggiunte
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   che meglio che qualunque altro starebbe bene d'introdurre primamente nelle nostre campagne invece dei comuni che tanto poco ne son utili. Noi intendiamo di parlare di quello che col titolo di coltro della fortunata Toscana ha preso nome, dono impareggiabile che all'agricoltura italiana ha fatto il marchese Cosimo Ri-dolfì. Tutto il corpo di questo aratro è di ferro, sicché è assai più grave di quelli che generalmente usiamo. Il quale maggior peso forse potrà sembrare che debba essere un disvantaggio, se non che secondo le più accurate esperienze gli aratri alcuna cosa pesanti non solo son più giovevoli degli aratri molto lievi a lavorare le terre forti ed argillose, ma eziandio le leggiere ed arenose, e gli uomini e gli animali durano minor fatica co' primi che co' secondi. Senzachò facendo mestieri che tutte le parti di un aratro abbiano una cotal forma e figura ed una proporzione fra esse, affinchè colla minima forza possa aversi il massimo effetto, certo è che questa desiderata forma e proporzione più a-gevolmente si potranno ottenere negli aratri di ferro fusi in ben studiati moduli che negli aratri di legno. Arroge la minor confricazione e la maggior durata di questi aratri di ferro, e non è da dubitare che ognuno non voglia venirsi persuadendo della loro grandissima utilità. In Inghilterra e negli Stati Uniti di America sono usati quasi universalmente, e molti ancora se ne sono introdotti in Francia ed in altre regioni.
   Ma non basta che un aratro in tutte le sue parti sia perfetto (e veramente perfettissimo in tutte le parti è il coltro toscano) perchè fenda la terra, la rivolga, sminuzzi, netti ed acconci alle varie coltivazioni il meglio che si può e colla minor fatica degli uomini e degli animali: perciò conseguire è necessario che il lavoratore senza consumamento inutile di forze possa fare a sua posta più o meno profondi i solchi e prendere maggiore o minor fetta di terreno da rovesciare. Nò queste cose debbono altramente procedere che dalla natura stessa degli aratri, nè voglionsi ottenere come cogli aratri ordinarli mediante lo sforzo de' lavoratori; perocché in siffatto modo, lasciando più dall'uno dei lati il consumo inutile delle forze, siccome non può l'opera umana troppo penosa