delle reti ferroviarie
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sione civile e politica, ed io credo che l'abbaiamento delle tariffe sarà quello che meglio ch'ogni altra cosa produrrà quest'ottimo risultamento della totale fusione delle varie popolazioni d'Italia, senza di cui la nostra nazionalità è più di nome < be di fatto.
Io credo che noi abbiamo il diritto e il dovere di abbassare le tariffe, diritto, iuquantochè noi specialmente garantiamo le società; dovere, perchè altrimenti produrremo tutti que' mali che siam venuti ricordando.
Io veggo che anche i Governi, i quali non danno sovvenzioni alle strade ferrate, si lasciano una grande autorità in fatto di tariffo. Per esempio il Governo inglese non non è di niuna cosa oosì geloso, come della sua autorità sulle tariffe.
Oltre di esserci in Inghilterra delle leggi speciali, vi ha una legge generale che coordina tutto ciò che riguarda la legislazione delle tariffe.
Solo vorrei far ancora meglio osservare, come alle tariffe alte tien dietro uu altro male molto grave cioè il poco prodotto delle stesse strade ferrate. 'Convien ricordare che il trasporto delle merci in ogni strada ferrata ben regolata ordinariamente rappresenta il 50 per 100 del prodotto, e spesso anche più.
Ora quali sono le merci che presso di noi possono essere trasportate? Noi ora non siamo una nazione manifatturiera, siamo una nazione agricola, ed i prodotti agricoli, sia grano, sia vino, sia olii, sia cotone sono tutti di grandissimo peso.
Se dunque noi teniamo alte le taritfe impediamo a questi prodotti di essere trasportati per strade ferrate; onde avverrà che le nostre strade, non avendo gran quantità di trasporti da fare, daranno piccolissimo prodotto; e per conseguenza lo Stato pagherà grosse garanzie. Massime l'onorevole ministro delle finanze dovrà a ciò por mente molto seriamente.
Io ho qui innanzi agli occhi un autore di grande autorità, sebbeue un po' vecchio, il Teisserenc, il quale riporta questo memorabile esempio.