6. Amministrazione dei ponti e strade.
1861-70.
Quando nel 1860 costituivi il regno italiano ben di-verse erano le condizioni stradali delle varie regioni della penisola, perchè mentre da una parte ve n'erano alcune che avevano più di un chilometro di strada per ogni chilometro quadrato di superficie, altre non ne contavano che poco più di metri 50; e ad altre, più infelici ancora, erano all'atto stranieri la ruota ed il carro.
La più antica statistica stradale del nuovo regno rimonta solo al 1803 '), e quantunque, per le gravi preoccupazioni politiche dei primi anni, non si fosse dimenticato di dar qualche sviluppo alle costruzioni delle strade ordinarie, pure in quell'anno ci trovavamo ancora in infelicissime condizioni. Il desiderio del meglio interruppe qualche volta la catena del buono; si decretò che la vaporiera solcasse vergini regioni attraversate soltanto da carovane di muli, cui spesso era strada l'incerto e ripido letto di un fiume, dimentichi che alimento alla ferrovia, la quale avvia ai più lontani commerci i proflotti agricoli e manifatturieri delle provincie, è la strada ordinaria, l'unica che possa salire i gioghi più aspri delle valli popolose ed industri, la sola che arrivi ad allacciare le sparse fila dei traffici ai commerci universali. Ond'è che sino dal 22 giugno 1860, tre soli giorni dopo che le fortezze di Palermo erano intieramente abbandonate dalle truppe del Governo che cadeva, sancivasi un contratto di costruzioni ferroviarie in una regione nella quale per ogni chilometro di superfìcie non vi erano che nien di 90 metri di via atta alle ruote, e dove ai quattro
quinti dei centri dei più importanti commerci dell'isola era ignota qualunque altra comunicazione che non fosse il .intiere naturale o il letto del fiume. Era forse una necessità politica, era un concetto di amor nazionale, che faceva per
') Allegato I.