Uniformi gli scrittori geografi ed economisti del nostro regno dipingono luttuosamente lo stato squallido ed insalubre delle migliori terre, quelle cioè delle valli de' fiumi prossime ai tre mari che ci circondano, cagionato dall'abbandono di esse accaduto nel medio evo, durato sino ai nostri giorni e la impossibilità di ripopolarle a causa della malaria prodotta da paludi e maremme; mentre ne' tempi anteriori alla conquista de' romani contenevano città cospicue e potenti con numerosa popolazione e varie contrade, anche dopo la sommissione, continuarono ad essere floride, divenendo anzi luoghi di delizie; empori e navali del popolo re.
Ma qual fatto ha commutato in tutto il regno i territorì di cento ragguardevoli città in deserti? Le barbariche invasioni, ini si dice da qualctino; ma dalla maggioranza degli scrittori nazionali e stranieri si dan per cagioni l'ignoranza, l'inerzia, il pregiudizio, l'indolenza, la pigrizki, il feudalismo, lo stato di provincia ecc. ed io fino a pochi anni addietro addebitava lo squallore delle nostre contrade ad alcune almeno delle cennate cagioni. Ma attribuire un immenso guasto a pure influenze morali mi cominciò a parere alquanto strano, poiché queste agir doveano egualmente nei colli come nei piani, sui monti e sui lidi. Infatti lungi dal mare, o dove è alta la costa, non da per tutto lo stesso abbandono e spopolamento, perché non fuvvi la cattiv'aria; e dovunque non sono infezioni evvi industre, numeroso e crescente il popolo, florida e soddisfacente la coltivazione, mediocri le arti, quanto lo Comportano le ricchezze rispettive.