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a cura di Federico Adamoli Aderisci al progetto! a disposizione la copia del volume. [Home Page]
(il primo essendo mio compare, e l'altro in sangue congiunto) accettai l'impresa, andai investigando alcune memorie, e scrissi in due fogli di carta quel che di meglio in sì breve tempo potei, e seppi scrivere: ed avendo tale scrittura mostrata a Monsignor Principio Fabrizii, che di Roma a quel tempo era venuto per riposarsi, e ricrearsi alcuni giorni in sua Casa, la commendò, e poi soggiunse, che avrei fatto torto alla patria, ed a me stesso, se ad imitazione di tanti altri, li quali hanno scritte le cose notabili delle loro patrie, ed i successi, che vi sono accaduti, alcuni assai meno notabili di questa nostra, anche io non avessi fatto il medesimo, e non solo a quel tempo ciò mi disse a bocca, ma poi più volte da Roma, dalla Città di Todi, 'a quale col suo dominio due anni addietro ha governata, e dalla Citlà di Narni, la quale ora ha in governo, mi ha con lettere a tale impresa sollecitato. (1) Ed essendosi nella Primavera dell'anno 1595 per le quasi continue pioggie scoperto un pavimento di Musaico lavorato a fioroni fuori, e non lungi dalla Porta Regale; e stando detto pavimento nella strada pubblica, e del continuo frequentata da quelli, che per divozione vanno a visitare la Chiesa di Nostra Signora delle Grazie, era da tutti con meraviglia ammirato. E passando un giorno per quel luogo vi trovai quattro Preti Giovani, e letterati, che si erano fermati a mirarlo, e varie cose da loro discorrevano, onde io avendo udito alcuni de' loro discorsi, brevemente raccontai l'antica origine della Città e sua antica grandezza, e nobiltà e (cadendomi a proposito) le sue antiche ricchezze, ed il tempo nel quale fu distrutta, e poi riedificata. Udendo questo il Dott. Medoro Urbani, uno di questi Preti, mi disse, che il parlar mio dimostrava, chi1 Io fossi ben informato delle cose della Città, e però le dovessi p mere in carta, acciò i Posteri ne avessero notizia, altrimenti avrei mancato al debito mio, e forse con carico di mia coscienza, ascondendo il talento, che Iddio mi avea dato.
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