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Della Storia di Teramo.
Dialoghi sette
Mutio deì Mutij
Tip. del Corriere Abruzzese, 1893, pagine 356

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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Si ringrazia Fausto Eugeni per aver messo
a disposizione la copia del volume.

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   Furono di tanta potenza le parole del Dott. Urbani (ritornandomi, anche in memoria quel che Monsignor Principio mi aveva detto e scritto) che allora feci ferma risoluzione di scrivere alla lunga di questa nostra Patria quel tanto, che avessi potuto, e saputo. Onde cominciai ad investigare, ed a cercare di avere in mia mano tutte
   10 scritture antiche dai Luoghi del Pubblico, e delle Persone private, ed in un anno altro non feci, che raccogliere da questo e da quello quanto ne potei avere, copiandole tutte, e facendone come un libretto, il quale più volte lessi e rilessi, e studiai, per potermi ben formare nell'idea l'ordine e il modo, che nello scrivere dovevo tenere. Finalmente nel principio dell'anno 1596 cominciai a scrivere alla stesa al modo di storia, ma poi leggendola, e non sodisfacendomi, mutai pensiero, e feci risoluzione di scrivere in Dialogo, cadendomi più a proposito, e parendomi simil modo di scrivere non essere disprezzato da bell'ingegni, giacché molti celebri, e famosi Autori antichi, e moderni hanno così scritto, fra'quali furono Platone, e Senofonte, che tutte le loro opere da me viste scrissero in Dialogo, Cicerone talune delle sue, e tra i moderni nella nostra lingua
   11 Varchi, il Possevino, il Taccagnotti, ed in idioma Spagnolo Ettor Pinto, Pietro Neria, Antonio Torquernada, ed altri.
   3.
   Ed ecco, rendo a Dio grazie infinite, che ò dato fine, ed ò scritto quel tanto, ed al miglior modo, che ò saputo; ed avendo sopra di ciò (siane lecito dirlo) assai faticato, vorrei che questa mia fatica non (osse vana, e non aver speso il tempo invano, e però desidero, che sia letta, non già da Forestieri, perchè non ne gusteranno, ma da Voi generosi Giovani, alli quali (ò questa lunga diceria, perchè veggio risplendere dai vostri volti un certo che di valore, di nobiltà, e desio di onore, che mi danno speranza dover voi, e l'eccelse opere vostre far risuscitare le antiche grandezze di questa Palria. Leggetela adunque, e rendetevi certi di aver a cavare insieme dilettazione e non poco di utile. Che se con tanta avidità si leggono

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