qua o sia piovana, o gittata sopra colle mani se ne scende subito, e lascia il terreno asciutto e quasi come prima, che piovesse.
Rob. Le pietre, e calcinacci, che Voi dite onde si sono portale in questo luogo?
Giul. Vel dirò Io. In quest'orto per quanto dimostrano le reliquie delle grosse muraglie, e le due ampie porte, che in esse sono, era un gran Palagio, il quale fu guastato al tempo, che anche la città fu distrutta.
Rob. Dunque la Città è stata distrutta?
Giul. Noi sapete forse, o fingete non saperlo? La Città è stata più volte distrutta, e disabilata, e quasi del tutto depopolata, ed una volta si ha notizia certa, anzi lino alli fanciulli, sto per dire, è noto, che sia stata disfatta, abbruciata, disabitata, e desolata affatto.
Rob. Io confesso liberamente, che ora è la prima volta, che tal cosa odo dire.
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Giul. Io ho Voi per uomo accorto, avveduto, e pratico in molte cose, e perchè tale comunemente siete riputato, ma in questo (perdonatemi) dimostrate esser del tutto di curiosità privo. Ciò dico, sapendo, che voi più volte nell'uscir dalla Porta Regale avete veduto a man destra le muraglie della Città vecchia, che stanno ancora in piedi, ed a man manca alle ripe del fiume Vezzola, e nell'orto del Convento de' Frati Osservanti le reliquie dell'altra. Avrete ancora veduto nelli fossi della Città nuova alcuni muri rotti, che sono reliquie di antichi edificii, ed andando verso il fiume Tordino, so, che avete intoppato nei piedi i fondamenti di grosse muraglie, e credo che nell'uscire da Porta Regale avete veduto parte di un pavimento vecchissimo, la cui superficie è di mosaico sottilmente lavorato. Avendo adunque vedute le da me dette cose non vi è mai caduto nell'animo domandare ad alcuno, a che possano aver servito?
Rob. Ve ne fate meraviglia, Giulio? Ove non è la mira e'1 pensiero a cose importanli, ed utili fà poco conto di sapere queste cose, che poi sapendole a nulla giovano, nò possono giovare.