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Della Storia di Teramo.
Dialoghi sette
Mutio deì Mutij
Tip. del Corriere Abruzzese, 1893, pagine 356

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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Si ringrazia Fausto Eugeni per aver messo
a disposizione la copia del volume.

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   Di più i nomi di Si (frodo, Gisone, Teutón e, Teutonisco , Guilberto, Ebrelino, Sinibaldo, Gusberco, Àzzone, Gismondo, Tresido, Gualtiero, Azzolino, Adelberto, Rainerio, Manfredo, Elporino, Arnarii, e tanti altri non italiani nomi di cittadini, che in quel Registro appaiono scritti, mi accrescono fede, che questa Città sia stata dai Longobardi non solo abitata, ma riedificata, e restaurala.
   Rolt. Dunque perchè solo nel Registro si fa più volte menzione dei Longobardi, e per i nomi che avete detto, i quali potriano anche essere di Francesi, e di Tedeschi, volete tenere che la Cillà dai Longobardi fosse riedificata ?
   Giul. Non solo per questo, ma essendo vero per le ragioni da me addotte che la Città fosse dai Goti disfatta , ed i Longobardi , passando da queste parti, e vedendola disabitata , o poco abitata, piacendo loro il sito, e le comodità, può essere di facile, che alcuni di loro men atti a combattere, con le donne, e con i fanciulli , che con essi conducevano, si fermassero, e che dopo che fu ridotta in essere di repubblica, e di qualche civiltà facessero intendere al sommo Pontefice pei' mezzo di Passivo Vescovo di Fermo, Città similmente dai Longobardi abitata, che questa Città per lungo tempo era stata senza Pastore; onde S. Gregorio rescrisse quel che altre volte ho detto, soggiungendo che si dovesse eliggere per Vescovo un certo Opportuno, mostrando il modo, che in promoverlo doveva tenere. Al quale Opportuno, dopoché fu eietto Vescovo, S. Gregorio similmente scrive e lo ammonisce.
   Rol). Quanto tempo durò in Ilalia i! dominio dei Longobardi?
   Giul. Circa duecento anni, sotto ventidue Re, ¡'ultimo dei quali fu Desiderio, tìglio di Astolfo, re molto infesto alla Chiesa romana. E Desiderio, seguendo le pedate del padre, s' impadroni di Ravenna, di Comacchio, di Faenza e di altre città dello Stato Ecclesiastico, minacciando anche di peggio; onde Adriano, di tal nome primo sommo Pontefice, gli fe' intendere per mezzo dei suoi ambasciatori, e pregare, che si dovesse partire, e non molestare lo Slato di S. Chiesa. Ma non essendo ubbidito, ebbe ricorso a Carlo re di Francia, figlio di Pipino, il quale venuto con buono esercito in Italia, ruppe Desiderio, e le sue genti: fé saccheggiare alcune città del suo Regno, od assediò Pavia, ove Egli si era rido!lo, E mentre slava a tale assedio, tutte le città di Lombardia gli resero ubbidienza.

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