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Della Storia di Teramo.
Dialoghi sette
Mutio deì Mutij
Tip. del Corriere Abruzzese, 1893, pagine 356

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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Si ringrazia Fausto Eugeni per aver messo
a disposizione la copia del volume.

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   Uomo, per servire a Dio, si era fatto monaco, e non senza dispiacere dell'Abate, e contro la volontà di esso Santo fu eletto Vescovo, e condotto in questa Città con allegrezza, e giubilo universale di tutto il Popolo.
   Rob. Mi pare mille anni ridurmi in casa per leggere intieramente la sua vita e miracoli che avete detto; e mi dolgo assai non essere stato per l'addietro così a pieno informato di questo glorioso Santo, che l'avrei avuto in più venerazione; ma vi prometto per l'avvenire ciascun giorno raccomandarmi a Lui ed averlo per mio protettore in Cielo, appresso la divina Maestà.
   Giul. So che crescerà in voi assai meglio la venerazione, e divozione dopoché avrete letti i miracoli, che fece nei prossimi anni della sua morte, ed alcuni altri, che sono per dire nel corso del ragionamento.
   Rob. Ho gusto singolare udirti, ma mi meraviglio che non sia stato canonizzato dalla Chiesa, e posto nel catalogo dei Santi.
   Giul. Non vi meravigliate di ciò, perchè poco poi la morte del Santo, che fu a 19 Decembre del 1122 seguirono le guerre fra il Re Ruggiero ed i Sommi Pontefici, e poco appresso lo scisma nella Chiesa, ed in ultimo la distruzione della Città. Talché essendo quei cittadini di conto quali morti, e quali assenti, ed i nuovi, che vennero ad abitare la Città essendo poco infervorati del Santo, o forse, essendo in altro occupati, non fu procurata tal canonizzazione.
   Rob. Io credo che minor pensiero di questi abitatori fosse di ricorrere in Roma e adoperarsi che fosse canonizzato. Ora vorrei sapere qual fu la stirpe di S. Berardo, avendo voi detto che era illustre.
   Giul, Ho più volte udito dire dai vecchi della Città, ch'era della famiglia Orsina Romana, e credo che sia vero, perchè ho letto una scrittura pubblica dell'anno 1392 conservata nel Convento di S. Domenico di questa Città, nella quale Napoleone, di tal nome Secondo, conferma un dono fatto da Napoleone suo Avo alla Chiesa, e Frati di S. Domenico, di dodici tomoli di grano I' anno da riceversi nel Castello di Tossicia; il quale Napoleone oltre agli altri ,

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