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un certo Pierleone, ricchissimo e potente cittadino romano, fe' eleggere in Sommo Pontefice Pietro suo figlio, che fu poi chiamato Anacleto. Avendo cị udito Innocenzio, non volle andare a Roma, ma a Pisa, ed indi a Genova, e poi in trancia ne anḍ. Ma Ruggiero, subito che ud́ la fuga d'Innocenzio, si presenṭ in Roma, e saluṭ, ed adoṛ l'Antipapa Anacleto, il quale per gratificarlo, gli diede il titolo di Re dell'una e dell'altra Sicilia, del Ducato di Puglia , e del Principato di Gapoa, ed aggiunse agli stati suoi questa provincia di Apruzzo. Giunto Innocenzio in Francia fe' ragunare un Concilio, nel quale furono scommunicati Anacleto , i fautori e seguaci ; poi ricorse per aiuto a Lotario Imperatore, dal quale fu benignamente, e con gran riverenza accolto, e volle in persona venire a Roma per riporlo nella Sede, e vi giunse in tempo, che l'Antipapa era morto. Ma non per questo lascị di punire, e scacciare di Roma tutti quelli, che l'avevano favorito. Poi si anḍ coll'esercito contro Ruggiero, e senza avere alcuno intoppo'giunse a Bari. Ma Ruggiero conoscendosi inferiore di forze, non gli si oppose, ma lasciato il Regno si ritiṛ nell'Isola di Sicilia, e l'Imperatore dopo averlo acquistato tutto, e lasciatovi un suo Luogotenente con buone Guardie, se ne torṇ in Germania, e poco appresso pasṣ all'altra vita. Moŕ anco Innocenzio nell'anno 1145, al quale succedette Luzio II.. e poco poi Eugenio III., i quali freddamente portandosi in difendere il Regno, fu in un attimo da Ruggiero riacquistato quanto per prima posseduti vi avea. E volendo accrescere agli stati suoi quest'ultima parte, che dall'Antipapa Anacleto gli era stata conceduta, la quale fin a quel tempo ubbidiva agl'Imperatori occidentali, manḍ all'acquisto di essa Roberto Conte di Loretello suo nipote, il quale avendo con poco contrasto acquistato le altre parti si presenṭ con l'esercito a vista di questa Città, e manḍ dentro gli Araldi a richiedere il Magistrato che volesse rendere ubbidienza, e prestare il giuramento di 0-maggio, e Vassallaggio al Re suo Zio, e Signore , come avevano fatto le altre Città e Terre di Apruzzo. Ai quali fu dai Teramani acremente, più di quel che conveniva, risposto ; ma il Conte mostrando non curarsi di cị fe' di nuovo richiedere i cittadini piacevolmente, e con umili esordii, ed in ultimo fe' loro intendere che se prendeva la Città per forza di armi, l'avria data a' soldati a sacco, a sangue, ed a fuoco. Ma nè piacevolezze, nè esordii, nè prote-