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Della Storia di Teramo.
Dialoghi sette
Mutio deì Mutij
Tip. del Corriere Abruzzese, 1893, pagine 356

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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Si ringrazia Fausto Eugeni per aver messo
a disposizione la copia del volume.

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   Rob. Talché ove ora sono le Chiese di S. Spirito, di S. Domenico, di S. Benedetto, di S. Matteo, di S. Agostino, la strada di Porta Romana, e tutta la parte superiore sopra la Piazza del mercato è Città nuova ?
   Giul. Signor si, appunto, come Voi dite.
   Rob. Era poco circuito rispetto alli settemila capi di casa, che si dice che erano nella Città !
   Giul. È vero, ed anzi io ho udito dalli vecchi, che la Città anticamente taceva settemila e più fuochi, ma niuno mi ha saputo a dire se fu avanti la venuta de' Goti, o prima che fosse distrutta dal Conte, e dopo che fu riedificata, che similmente avanti 1' anno 1400 fioriva di gran numero di abitatori. Ma presupposto, che fosse nei tempi, de' quali ragioniamo, similmente può essere che fosse abitata da 7000 capi di Casa, perchè dentro la Città antica non e-rano gli Orli, gli Oliveti, e le Campagne come sono ora nella nova, e non solo in tutto il terreno di qua dal fiume Tordino, ed in quel piano basso di là dal fiume Yezzola sotto la strada maestra, e la Torre del Vescovo, cominciando dal Ponte fin all' Acquaviva erano suburbii ripieni di continuate abitazioni, ma in tutta la pianura tra le colline, ed il fiume Tordino fin a Fiumicello erano sparsamente case, e palagi dei cittadini, siccome a questi nostri tempi si veggono i vestigli di sontuose fabbriche, e di bagni ruinati. E però hanno scritto il vero quei Geografi, tra' quali ultimamente è il Betiese, che dicono questa Città esser posta dentro tre fiumi, computandoci Fiumicello, e con tal fine per oggi non dirò altro, perché mi trovo tutto mesto per le crudeltà usate nella nostra Città e Cittadini.
   Rob. Son pronto e mi contento Vi riposiate.
   Fine del Primo Dialogo
   

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