Rob. Non vogliate riputarmi molesto, Giulio, se si per tempo vengo a Voi, che, a dir il vero, gran parte della passata notte sono stato desto solo pensando al ragionamento di ieri avuto tra Noi, ed a quel che oggi ha da seguire.
Giul. Non accade nomar molestia tra Noi, perchè la prestezza e presenza vostra mi ha apportato sempre e mi apporta ricreazione e piacere: venite pure ogni giorno nell'ora, che più vi è commodo, che mi troverete prontissimo a darvi ogni sodisfazione e gusto.
Rob. Ne son certo e ringrazio l'innata cortesia vostra. Ma lasciamo da parte le parole cerimoniose, come superflue fra Noi. Vorrei sapere, seguendo il ragionamento di ieri, quando e da chi questa Città fu riedificata.
Giul. Andiamone al solito nel Giardino, ove con più commodità potremo ragionare.
Rob. Andiamo dove comanda, che son pronto.
1.
Giul. Già ho detto, che il Vescovo non avendo potuto con esordii, nò con prieghi piegare gli animi pertinaci de' Cittadini, ohe dovessero con onesti patti rendersi al Conte, s'era tutto colerico, e ripieno di sdegno partito dalla Città, e se ne stava nella Terra di S. Flaviano. Ma perché fin dalla fanciullezza era cresciuto in essa Città, e da S. Berardo allevato, e per quanto a Lui fu lecito, lasciato successore nel Vescovato, amava cordialmente i cittadini ; e mentre durò l'assedio fu sempre in profondi e dolorosi pensieri. Avendo poi udito, che la Città era stata presa, abbruciata, e spianata , e che i Cittadini principali erano tutti quali morti, e quali fuggiti, ne pianse amaramente. Ed il seguente giorno si partì accompagnato da' Cortigiani suoi, ed avanti che arrivasse alla pianura di S. Atto, vedendo il turno, che più spesso di una nube dalla Città usciva, raddoppiò il pianto. Giunto alla dirittura della Badia di S. Angelo (1)
(1) Convenio e Chiesa della Madonna delle Grazie.