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Della Storia di Teramo.
Dialoghi sette
Mutio deì Mutij
Tip. del Corriere Abruzzese, 1893, pagine 356

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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Si ringrazia Fausto Eugeni per aver messo
a disposizione la copia del volume.

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

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   quelle poche genti di Teramo, che in quei piani dimoravano vedendo venire il Vescovo verso la Ciltà, gli vennero subito incontro, ed inginocchiati tutti avanti a Lui piangendo domandarono consiglio ed aiuto. Il Vescovo singhiozzando, e lacrimando anch'Egli. li confortò a star di buon animo, ed a sopportar con pazienza gì' infortunii, e l'avversità, che Iddio forse, forse per i peccati di alcuni superbi cittadini aveva mandato, promettendo a tutto suo potere oprarsi chè la Città si riedificasse, e col tempo si riducesse nel pristino suo essere. E dopo essersi ben informato dei passati successi , e della partenza del Conti;, per non accrescersi più dolore non volle andare a vedere la Città, ma se ne tornò indietro. Essendo poi dimorato alcuni giorni in S. Flaviano, varie cose tra sè discorrendo, finalmente si risolvè di andare in persona dal Re, e chiedere in grazia che la Città si riedificasse. E provistosi di tutte le cose necessarie pel viaggio, il di 7 di Maggio si pose in cammino, andando per terra fino a Napoli, ed indi montato su una galea, ch'era di ritorno per Sicilia, ne andò a Palermo, e trovò che il Re Ruggiero pochi giorni avanti era all'altra vita passato, e Guglielmo il figliuolo già titolato Duca di Calabria assunto, e coronato (2) del Regno. Non voglio in questo luogo lasciar di avvertirvi, se mai leggeste le Istorie del Regno scritte ila Gio. Battista Carata, che sia errore quanto Egli dice, che il Re Ruggiero morisse l'anno 1154, conciossiacbè in una scrittura pubblica di quei tempi, che ve la posso or ora far vedere, si legge esser morto cinque anni prima, conformandosi col Collenuccio, e col Taccagnota similmente scrittori delle istorie del Regno i quali dicono, che morisse l'anno 1140. Or arrivato, come ho detto, il Vescovo in Palermo, e trovato il nuovo De piacevole, e prono a concedere grazie, se gli presentò avanti, ed espose, che la Città di Teramo della provincia di Apruzzo, della quale Egli era Vescovo, era stata con crudeltà, strage, ed uccisione di molti, abbruciata, e desolata afflitto dall'esercito suo, guidato da Roberto Conte di Loretello solo perchè pertinacemente i Cittadini volevano serbare la fedeltà
   (2) Aggiungasi: Re.

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