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Della Storia di Teramo.
Dialoghi sette
Mutio deì Mutij
Tip. del Corriere Abruzzese, 1893, pagine 356

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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Si ringrazia Fausto Eugeni per aver messo
a disposizione la copia del volume.

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   7.
   Rol). Meritamente, ma di questo, abbiamo parlato assai; ora vorrei che seguitaste a ragionare del Vescovo Attone, e degli successi della Città mentre Egli visse.
   Giul. Non ho altro da dir di lui ne meno della Città, per non aver trovata scrittura veruna che faccia menzione di quei tempi. Nulladimeno dobbiamo credere, che tuttavia si attendeva a risarcire le Case, ad edificare le muraglie della Città, ed accrescere gli Abitatori. Ma, per seguire il filo del nostro ragionamento, é necessario da quando in quando frammetterci alcune istorie del Regno che saranno a proposito di quel che abbiamo a ragionare di questa Città. E però dico, che il buon Guglielmo nell'anno 119G di nostra salute, 37 della sua età, e 20 del suo Regno con lagrime di tutti passò a miglior vita. E non avendo lasciati di sè figliuoli, fu da' Baroni di Sicilia eletto Tancredi Figlio naturale del Re Rugiero, che fin a quel tempo in poco conto era stato tenuto; anzi era tale la sua dapoca-gine, che il Re Guglielmo diceva non esser figlio di Rugiero, nè di stirpe normanna. Fecero elezione di Costui, ancorché non legitimo, i Baroni, perchè temevano di venir sotto il governo del Papa, a-vendo udito, che faceva gente, per ricuperare il Regno decaduto alla Chiesa per la morte del Re Guglielmo senza Figliuoli. Il Pontefice dunque, che era Clemente di tal nome Iti, ragunato un buono esercito, il mandò nel Regno che tutta la Puglia e la Calabria pose in ruina, ed in fracasso, ma contraponendosi l'esercito di Tancredi all'intenzione del Pontefice, non sortì 1'eííetto suo. Morì poco appresso Clemente, e succedette Celestino III. il quale volendo effettuare l'intenzione del predecessore, per accrescere di forze, e per dare più colore all'impresa fe' secretamente cavare da un Monasterio , ch'era in Palermo, Costanza figlia del Re Rugiero Monaca professa anzi Abbadessa del detto Monastero, e la diede per moglie, ancorché fosse giudicata non alta a far figliuoli, ad Enrico VI Imperatore, succeduto a Federico Barbarossa suo Padre, e lo investì dell'una e dell'altra Sicilia, come debito per l'eredità a Costanza sua moglie legittima figlia di Rugiero con condizione, che il tenesse come Feodo di s. Chiesa. Coronato Enrico e Costanza in Roma dal Papa, se ne passò subito in Napoli, e dopo varii successi acquistò tutto il

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