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Della Storia di Teramo.
Dialoghi sette
Mutio deì Mutij
Tip. del Corriere Abruzzese, 1893, pagine 356

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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Si ringrazia Fausto Eugeni per aver messo
a disposizione la copia del volume.

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    05 --
   mune Civitatis praediciae ex una. et, Dominimi Robert uni de Ripa Rapterii ex altera. II quale Roberto alla presenza dei suoi figli promette per sè, e per i suoi Vassalli di Sparazzano, e d'Aitino a-bitare in Teramo con li patti, e convenzioni, che di sopra son detti. Talché per quanto ho potuto raccontare, e raccòrrò dalla lozione di queste Scritture, e contratti, la città crebbe nei cinque anni di Corrado al numero di cinquecento, e più abitatori.
   Roti. La Ripa Ratterii Io so, che oggi è Villa di questa Città, ma Aitino, Sparazzano, Col Mandimi, Castrogna, Olvana, Sorlata, Va-lentana e Podiano Io non so che sieno in queste nostre parti.
   Giul. Tutti questi luoghi da me nominati, erano Castelli intorniati di muraglie, situati discosti dalla Città tre o quattro miglia , e ne sono stati altri molti che pur oggi l'arò menzione di loro, de' quali la Città n'è stata Signora, e Padrona, siccome da molte scritture ho potuto raccorre, ma come si sia perduto il dominio di essi, e si siano disfatti i Castelli, e ridotti in Villaggi e mutati i primi nomi, e forse i primi siti, non ho potuto trovare. Dobbiam ben credere, che tutte le Ville; che ora sono possedute dalla Città, e le Ville e Castelli, che nel temporale ubbediscono, e sono Vassalli del nostro Vescovo, siano i medesimi (ancorché per la maggior parte con nuovi nomi) che di sopra ho nominati, e sono per nominare. Talché per carenzia (1) di scritture sarà necessario in questo nostro ragionamento, lasciar alcune, anzi molte cose confuse.
   Rob. Io sto con Voi. Or seguite di raccontare di mano in mano gli altri successi, che sapete di certo, lasciando addietro gl'incerti.
   11.
   Giul. Cosi farò. Morto Corrado s'impadronì tirannicamente del Regno Manfredi Piglio naturale di Federico, infestando ad imitazione de' suoi antecessori le terre di S. Chiesa, onde da Urbano IV. Sommo Pontefice fu scomunicato, e con maturo discorso avuto nel Collegio dei Cardinali elesse Carlo Duca d' Angiò ( fratello di quel Lodovico Re di Francia, che dopo sua morte per la sua santa vita fu posto nel Catalogo de' Santi ), il quale con Beatrice sua moglie se ne venne subito in Roma, e nel giorno dell'Epifania dell' anno 12G6 fu da un Cardinale investito, e coronato Re dell' una e dell' altra Sicilia, e di Hierusalem, facendosi feodatariodi S. Chiesa. Ed entrato in Regno con grosso esercito s'incontrò con Manfredi non discosto
   (i) Mancanza che il Palma toglie in parte per nuovi documenti. V. Slor. lib. II. p. 14 e seg.

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