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Della Storia di Teramo.
Dialoghi sette
Mutio deì Mutij
Tip. del Corriere Abruzzese, 1893, pagine 356

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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Si ringrazia Fausto Eugeni per aver messo
a disposizione la copia del volume.

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   Giul. Quel che ne seguisse a me è ignoto; ma sto ammirato di tal tatto, avendo udito dire, che gli Ascolani di loro natura sono stati del continuo amorevoli dei Teramani; anzi a questi nostri tempi sono amorevolissimi, ed ogni volta, che i Soldati , o i Mercanti di Ascoli si trovano fuor di Paese con i nostri si raccolgono fraternamente insieme, e si favoriscono, come se fossero di una stossa patria, e non solo ci amiamo in particolare, ma anco nel generale, correndo negli infortuni'! lettere di profferte Ira l'una, e 1' altra U-niversità.
   Rob. Anch'Io mi sono meravigliato e per esperienza posso dire, che sono nostri benevoli. Or seguite, che altro di disastro avvenne alla Città al tempo di questo Re Carlo ?
   Giul. Fino a questi tempi dei quali ragioniamo, la nostra Università non avea pagati i Regii tributi, come gli altri luoghi del Regno, ma solo al Vescovo certi sussidii di poca somma, ed il Vescovo pagava al Re 1' ordinaria Adoa, come gli altri Baroni, che possedono Castelli distrutti. Ma essendo riferito a! Re, che la Città era ripiena di Abitatori, volse, che a simiglianza degli altri pagasse i tributi, concedendole però il Regio assenso di poter imporre alcune gabelle, con l'esazione delle quali i tributi.si pagassero. Era anche solito il Concilio della Città eliggere il Governatore ( a quei tempi chiamato Giudice) che poi dal Vescovo, come Barone, e Signore nel temporale era confermato. Ala insieme il Vescovo e la Città furono di tale autorità sposseduti. Già non si mancò dal Vescovo, e dal Magistrato fare ogni sforzo, per esserne reintegrati, invocando il favore di due gran Baroni Romani Padre e Figlio famigliari di Papa Bonifacio VII, e molto cari al Re Carlo, avendo il Sindico offerto, anzi obbligatosi di lor pagare per mancia, se otteneva tal grazia quattrocento ducati d'oro, ma il tutto fu invano, ed Io tengo appresso dime (i), che se non vi è tedio udirla, la leggerò.
   Rob. Anzi con sommo piacere, leggetela pure, che l'udirò.
   Giul. Supplicarli, Regine Majestati Sindici, et Procuratore Civitatis Terami Episcopus, et Capitulum Aprutinum Fideles ve-
   (1) La Memoria o Scrittura.

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