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Della Storia di Teramo.
Dialoghi sette
Mutio deì Mutij
Tip. del Corriere Abruzzese, 1893, pagine 356

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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Si ringrazia Fausto Eugeni per aver messo
a disposizione la copia del volume.

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   no due trombetti, un Cornamusario, ed un Tamburraio, i quali essendo spesse volte loro levati, ora da Giustiziarlo di Apruzzo, ed ora dal Capitano della Città non se ne possono ai bisogni servire. La Regina comanda espressamente ai detti Ufficiali, che non li debbano mai più molestare. Il dì 24 di Giugno del 1376 ordina ad Antonio Acquaviva, da lei mandato in Ascoli in soccorso di Gemesio Albonosio Nipote del Cardinale Egidio gli Uomini di Teramo ad andare per soldati in detto soccorso, e questo sia l'ultimo lasciandone molti, che contengono l'approbazioni, ed esenzioni delle compre, ed unione di molti Castelli, ed altri, per essere di poco momento.
   Rob. La lunghezza del tempo, nel quale Giovanna fu Regina, e forse perchè amava questa Città, è stata cagione dello moltiplicate concessioni, e grazie, benché tutte mi paiano giustissime.
   Giul. Non solo questo che avete Voi detto, ma i Cittadini nobili e ricchi, essendo anco concordi tra loro procuravano sempre l'accrescimento della riputazione, e decoro della Città, non pretermettendo un Jota a quanto facea bisogno.
   Rob. L'istesso credo anco Io. Ora ditemi; mentre regnò Giovanna non sapete, se nella Città occorse cosa notabile?
   Giul. Io non ho trovato, che dal principio della riedificazione della Città fin all'anno 1347 fosse in essa alcuna novità, inimicizia, nè spargimento di sangue, ma del continuo pace, unione e concordia. In detto anno adunque un certo D. Berardo di Matteo Ventura di questa Città, e Simone suo Fratello si sollevarono, commettendo alcuni enormi delitti, per li quali furono banditi e scacciali dalla Città. Onde costoro in termine d'un mese raccolsero il numero di centocinquanta Ribaldi da diversi luoghi di questa Provincia e dell'Umbria, e della Campagna di Roma, e per la prima ben armati se ne vennero al Castello di Miano, con intenzione di cogliere questa Città alla sprovvista, e saccheggiarla a tutto lor potere , e saziar anco gli appetiti con la morte di alcuni loro malevoli. Ma il Magistrato avendo avuta nuova della lor venuta in Miano il dì 20 di Settembre di detto anno fe' la notte fare un buon Corpo di Guardia nella Piazza con molte sentinelle per le muraglie della Città, e la matina seguente avanti dell'alba fe' cavar fuori, e spiegare lo stendardo dell'Università (essendo obbligati sotto gravissime pene , seguirlo tutti gli Uomini atti all'arme) di modo che in men di un'ora

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