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della Città in favore di Matteo Melatino, i! primo dato in Catania l'Aprile del 1224, e l'altro il Giugno de 1225. Ne quali privilegii Matteo è titolato Signor Magnìfico et Miles Fidelis, titoli di non poco conto, quando sono dati da Principi grandi , ed in qualunque scrittura da me veduta, sempre che si fa menzione de Melatini sono chiamati Signori Magnifici, e nobili. Ho anche letto, che un Matteo Melatino era Signore di Frondarola, q vi aveva edificata una forte Rocca. Similmente conferma la nobiltà di costoro la splendidezza, e magnificienza delle arme loro, siccome potrete vedere scolpita in un marmo bianco fabbricato in un nuovo muro del primo Chiostro del Convento di S. Domenico già ritrovato non ó lungo tempo sottoterra fra certe mine di antichi edificii appresso la Villa del gesso, ch'erano dai Melatini posseduti, ed un'altra di sotti 1 lavoro in una gran pietra laterizia posta sopra la porta della casa, ora posseduta da Eugenia Conforti moglie di Marino Montani, che discende per linea feminina dai Melatini.
Rob. Grande per certo secondo il dir vostro dimostra esser stata la nobiltà di costoro, e ci abbiamo da dolere della nostra cattiva sorte, che ci ha privati di si nobil famiglia.
Giul. Io tengo, che quei primi Melatini apportassero utile , e decoro alla Città, ma succedendo in questi tempi, de quali ragiona-mo un Errico di detta famiglia è stata cagione della soggogazione, servitù, calamità, ruine, e morti, e quasi estirpazioni della nostra Città.
Rob. Un'altra volta avete cominciato a parlare di queste ruine, ma poi entrando in altro ragionamento avete lasciato di dirle.
Giul. Quanto sinora ho raccontato non sarà senza profitto per quel, che ha da seguire, e volendo cominciare a parlarne, dico, che Errico di Melatino conoscendosi esser Uomo principale non solo di Teramo, ma di tutta la Provincia insuperbito della sua nobiltà, ricchezza, e potenza, aspirava in queste turbolenze, nelle quali il Regno era trapazzato, alla tirannide della Città. Ma se gli oppose gagliardamente Antonello di Ianni della famiglia de Valle, fratello del Vescovo Pietro, del quale abbiamo ragionato, e fu tale la sua potenza, e degli aderenti suoi, che nell'anno 1388 scacciò dalla Città Errico, i fratelli, e figlioli, e tutti i Cittadini, che lo favorivano, non senza morte di molti, che nel partirsi fecero resistenza. E ritrovali-