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essendo cosi crudelmente lacerato, passò all'altra vita. Ma non ancora sazio le genti, spezzarono quell'infelice corpo nel modo, che si spezza la carne dei brutti animali al Macello dividendosela fra di loro.
Rob. Questa fu crudeltà troppo orrenda, e mi meraviglio, i-.ome da Giudici superiori fosse sopportata. E la tirannide del nostro Antonello qual fine ebbe ?
Giul. Sopportò l'esilio Errico quasi due anni con speranza di esser rimesso nella Patria con qualche aggiuto Regio, ma avendo udito, che Luigi d'Angiò circa il fine dell'anno 1389 era ricevuto con molta festa in Napoli, ed accettato Re, e che Ladislao (sebbene dal Papa era stato investito, e coronato del Regno) stava alquanto depresso, disperato del suo aiuto, nel quale molto confidava ricorse ad Antonio Acquaviva, al quale il Re Carlo, pochi anni avanti, aveva donata la Terra di S. Plaviano con titolo di Conte, offrendogli il dominio della Città, se l'agiutava ad uccidere, o a saccheggiare il Tiranno. Accettò il Conte l'invito, ma si trattenne la prattica un mese assai secretamente, al quale alcuni fedeli aderenti di Errico, ch'erano nella Citlà corromperono con danari le Guardie del Palazzo di Antonello, ed alcuni altri disviarono i figlioli, ed i nipoti a caccia alla Montagna, e così due ore avanti giorno delli 22 di Novembre dell'anno 1390, il Conte con la più spedita gente, che potè avere accompagnato da Errico, e suoi Seguaci, se ne vennero in Teramo, ed entrarono a man salva nel cortile del Palazzo, non a-vendo le guardie corrotte, fatta resistenza alcuna vera, nè finta, ed indi si condussero alla porta della Camera di Antonello, ed avendola con celerità spezzata, entrarono dentro, e l'uccisero nel letto a furia di pugnalate. Poi gittarono il suo corpo ignudo da una finestra nella Piazza, ove ritrovandosi uno da cittadini scacciati da lui, gli troncò subito il capo, e lo infisse in una partegiana, che aveva seco, e se lo portava in alto a vista delle genti per tutte le strade principali della Città, gridando a guisa di Banditore. Questa è la testa del Tiranno Antonello, il quale ieri riputava poco l'esser Signore, Governatore, e Magistrato di Teramo. Ed il busto fù strascinato per i piedi in un luogo detto la Carvonara non discosto dalla porta di S. Spirito, nel quale si solea portare gli Asini, ed i Cavalli, che nella Citlà morivano, ed ivi lascialo in preda de Nibii, dei Corvi, e