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Della Storia di Teramo.
Dialoghi sette
Mutio dé Mutij
Tip. del Corriere Abruzzese, 1893, pagine 356

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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Si ringrazia Fausto Eugeni per aver messo
a disposizione la copia del volume.

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   pubblicamente pratticava, restai con la mente molto confusa , non potendo tal varietà concordare.
   Rob. Che conteneva quella pubblica scrittura ?
   Oiul. Fin a quel tempo l'Università aveva pagato i regii tributi, e salarii degli Ufficiali, ed altri bisogni con quel che ricoglieva dalle gabelle, e da altre non eguali imposizioni, per la quale dissugua-glianza venivano ad essere gravati molti, onde i Cittadini si risolsero di apprezzare, accatastare, ed allibrare tutti i beni stabili, e mobili, e cị conchiusero in pubblico parlamento il Gennaro del 1408, la quale conclusione, e decreto fecero poi ridurre in pubblica forma in carta pergamena sottoscritta da quarantacinque cittadini principali, tra li quali Errico di Melatino l'ha sottoscritta di questo tenore. Ego Erricus de Melatino praedieta testor, et tanquam unus de dieta Universitale me suhscripsi, et signo quo ulor signavi E. Ed il simile fecero tutti gli altri cittadini, la quale scrittura fin ad oggi si conserva nell'Archivio grande dell'Università, che in qualche occorrenza facilmente potrete vedere.
   Rob. Come dunque voi concorderete questa verità ?
   Oiul. Io stai [come ho detto] colla mente sempre confusa sino al Giugno del 1580 nel quale Camillo Bucciarello [che l'agosto di detto anno mori ottagenario] mi tolse tal confusione, avendomi raccontato per il filo la cagione, e tutto il successo della morte del Duca, e cosi della vendetta. Diceva dunque il Bucciarello, che Errico era uomo di gran conto, e principale in tutta la Provincia, Signore di Castelli, conosciuto, e tenuto caro dal Re Carlo, mentre visse, e poi dal Re Ladislao suo figlio. Diceva anco che il Duca Andrea Matteo fin da quando era Giovinetto in vita del Conte suo padre, conversando domesticamente in casa di Errico, s'innamoṛ di una sua fanciulla, ed essendo poi venuta in maggiore età, la vagheggiava. E sebbene il padre, e gli altri di casa si erano di cị avveduti per la grande affezione, che portavano al giovane, e forse con intenzione di dargliela per moglie, dissimulavano il tutto, tenendo peṛ ben custodita la figliola. Ed avendo il Duca di là a certo tempo tolta moglie, Errico, per levargli della mente l'amor della figlia, volse seco congiungersi ir. parentela spirituale facendoselo compare. Soggiungeva poi, eh' essendo il Duca venuto in Teramo nel principio dell'anno 1407 attese sempre a festeggiare, ed a banchet-

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