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Della Storia di Teramo.
Dialoghi sette
Mutio deì Mutij
Tip. del Corriere Abruzzese, 1893, pagine 356

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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Si ringrazia Fausto Eugeni per aver messo
a disposizione la copia del volume.

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   padre, e degli scherni in loro vittuperio fatti. Onde uno di loro ne andò sabito in Napoli, ove la Duchessa con i figlioli si era ritirata, e datosi a conoscere chi era, si offerse per quanto valevano le sue forze a danno, ed a ruina della casa di Errico , il quale pubblicamente si vantava non dover avere pur una spina nel piede per la morte del Duca, avendolo fatto di commissione del Re Ladislao. U-dendo ciò la Duchessa, raddoppiò il pianto, ed una mattina in abito lucubrissimo, conducendo seco tre suoi figli, si presentò avanti al Re, ed inginocchiala colle lacrime agli occhi, si cavò un pugnale sfodrato dal seno, e porgendolo verso il Re singhiozzando , disse: Togliete questo pugnale, Sacra Maestà, ed uccidete questi miei figlioli, poiché avete anco fatto uccidere il padre. Smarrito il Re di tali parole, essendo colto improviso, per la prima negò, ma poi, per consolarla, le disse, che dovesse stare di buon animo, che la morte del marito non saria passata senza vendetta, e così consolata, la rimandò al suo Palaggio. E fatto chiamare un suo fidato , uomo di conto, gli commise in secreto quanto aveva da fare, il quale se ne venne in Teramo nel mese di Febraro 1408 con duecento Soldati, fìngendo, conforme alla sua commissione di voler passare nella Marca. Ma la matina seguente nel far del giorno, assediarono da tre parti la casa di Errico alienissimo di tal sospicione, ma essendogli detto, che sua casa era assediata, gli si apersero gli occhi dell'intelletto, e giudicò tal motivo esser fatto per lui, e dato ordine, che s'insellasse un cavallo colla spada ignuta usci con furia di sua casa, spronando il Cavallo verso la porta di S. Giorgio, ma trovandola serrata, smontò da cavallo, e l'uccise, poi se ne saldò dalle muraglie della Città in certi orti verso la forma dei molini, ma essendosi nel saldare spezzate ambidue le gambe non si potè movere di luogo, ove sopragiunto dai soldati, con mille ferite l'uccisero. Ritornato dentro poi i soldati guidati dai figlioli di Antonello, ed ebbero alle mani due figlioli di Errico, e ne fecero mille strazii (1), corsero poi
   (1) II Processo pubblicalo dal Palma è nella sostanza conforme al racconto del Muzii, ma ha delle differenze'. La causa dell'uccisione non fu così leggiera, la moglie era di Cola e non di Errico, la vendetta fu fatta a Morro d'oro, ove erasi ritirata la famiglia Acqxiaviva, con la morte di Errico e dei figliuoli. Palma. Storia. Voi. II. pag. 89 e seguenti.

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