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Della Storia di Teramo.
Dialoghi sette
Mutio deì Mutij
Tip. del Corriere Abruzzese, 1893, pagine 356

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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Si ringrazia Fausto Eugeni per aver messo
a disposizione la copia del volume.

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   promesso, ponendo a sacco non sol le case dei Cittadini , ma anco le Chiese, essendosi tolto dalla Catedrale calici, patene, spargioli, ed incensieri di argento, ed una bella tavola, seu palliotto di altare, similmente di lamine di argento, che nelle solennità delle Feste grandi si soleva ponere avanti l'aitare maggiore, assai più bella, dicono, e più ricca di quella, che oggi si trova in detta Chiesa (i). Furono anco fatti prigioni non solo i cittadini della parte contraria, ma anche dei neutrali laici, e preti, che loro venivano alle mani. I cittadini neutrali con legier taglia si risolsero, ma quei dalla Fazione, ch'erano 227 furono per molti giorni tenuti legati nella Cittadella, e poi dati in custodia ad un certo Marino di Bellante , che il De-cembro dell'anno seguente 1417 furono liberati: e molte case della Fazione degli Antonelli non solo furono saccheggiate , ma abbrug-giate, e gittate a terra. Or essendo avvisata la Regina di questo lacrimoso, e miserabil fatto, dicono, che per compassione ne pianse, poi ordinò al Conte di Carrara, ch'era suo Vicegerente in Apruzzo, che dovesse con ogni sforzo operarsi, che la Città si riducesse ad unione, e pace e che perdonasse a tutti i Cittadini qualsivoglia delitto fuorché ai figlioli di Errico Melati no curri fuerint Causa principali.? [sta scritto nell'ordine] extermina Civitatis. Commettendo anche al Conte predetto, che più per sicurezza, e manutenzione della pace da farsi, dovesse egli tenere il governo della Città, per essere di braccia più potente a punire i scandalosi, e tenere in unione Tuna e l'altra fazione sotto la bacchetta della giustizia, e per dimostrare la Regina, che lai successo l'era veramente dispiaciuto, massimamente la temerità, ed il danno fatto da Lordino, essendo solito la Città pagare quarantun'oncie di tributo l'anno, lo ridusse a dodici, ed anche di quei dodici la fè franca, ed esente per anni sette.
   Rob. Furono fatte le paci secondo che la Regina aveva ordinato ?
   Giul. Si. Ala credo, che non di buon cuore, perchè gli offesi nella robba, negli scherni della prigionia, ed alcuni nelle menti de-
   (1) Grazie a Dio, questo secondo Paliotto anche oggi rimane l'ornamento principale del Duomo. L'Università lo fece eseguire da Mastro Niccola da Guardiagrele, il quale vi lavorò attorno  %13 anni, dal 1135 al 1118, come si rileva dalle sue iscrizioni.

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