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Della Storia di Teramo.
Dialoghi sette
Mutio deì Mutij
Tip. del Corriere Abruzzese, 1893, pagine 356

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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Si ringrazia Fausto Eugeni per aver messo
a disposizione la copia del volume.

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   va, che in nome di Andrea Matteo secondo suo nipote governava il Ducato di Atri, e gli offersero il dominio della Città nel modo, che trenta anni addietro Errico di Melatino aveva offerto al Conte Antonio. Il quale Giosia non avendo pensiero , che più di questo gli promise l'affetto, accettò volontieri e con essi , e con i suoi se ne venne in Teramo il decimo di Giugno di detto anno 1424, e n'ebbe di facile il possesso, perciocché la fazione contraria, non bastandole l'animo di resistere ad un tempo a due nemici confederati, se n'era partita. Avuta ch'ebbe Giosia il possesso della Città, cercò anche di aver la Cittadella, ma dal Castellano, che in nome della Regina la tenea, gli fu ricusato. Onde il Magistrato nuovo, che era tutto a voto di Giosia, scrisse una lettera alla Regina col sigillo della Città , e-sponendole, che l'Università di Teramo avendo bisogno di un continuato governo, per reprimere l'audacia di alcuni cittadini inquieti, scandalosi, sediziosi, ed inimici della propria Patria aveva fatta elezione di Giosia d'Acquaviva uomo illustre per sangue, e per virtù, ed u-niversalmente amato da Pontefici, e buoni cittadini, e che per questo sua Maestà avesse latta grazia confermarlo Governatore a vita, che in questo modo sariano non solo sopite in essa Città le inimicizie, e gli omicidii, ma cessati i ricorsi, e le molestie, con le quali a tutte l'ore li Cittadini oppressi assordivano le orecchie della Maestà sua. Rescrisse la Regina, che si contentava di tal governo non però a vita, ma a suo beneplacito; ed al Castellano, che lasciasse in potere di Giosia la Cittadella, della quale il 18 di Giugno prese il possesso. Or non avendo Braccio [siccome un'altra volta ho detto] voluto osservare la franchizia della Citlà nei tre anni , che aveva posseduta, ricorsero due Sindaci alla Regina, ed oltre a molte altre grazie ottennero per privilegio del primo di ottobre del 1425, che la Città per tre anni seguenti fosse libera, franca, ed esente da o-gni pagamento, tributo, e gravezza, inserendo nel privilegio queste formate parole: In recompensa/ione damnorum realium, et per-sonalium per eos lolleratorum in discursione et depopulatione eiusdem Civilatis faclae per virum magnificimi Lordinum Galli-cimi lune magnum Comestabilem Regni nostri Siciliae. (1) E nel
   (1) Una delle più gravi perdite fu quella del tesoro della Cattedrale insieme coll'antico Paliollo.

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