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Della Storia di Teramo.
Dialoghi sette
Mutio deì Mutij
Tip. del Corriere Abruzzese, 1893, pagine 356

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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Si ringrazia Fausto Eugeni per aver messo
a disposizione la copia del volume.

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   Angolo Cola Crollo con dodici de suoi al quale, per ordine del signore, non si teneano porte, e facendo Angelo istanza ad un came-riero di voler parlare con Giosia, gli fu risposto, che per quel giorno non si poteva, per trovarsi il signore occupato. Prendendo lingua Angelo [essendo da tutti quei della Cittadella ben veduto, ed amato] seppe, che il Signore parlava con i nemici suoi. Ond'egli, ch'era di natura colerico, subitaneo, altiero, ed arrogante, senza pensare più sù, sbuffando bassamente, disse in idioma teramano: Or sù basta ci sta messo, ti scacciarà. Le parole non furono dette si basse, che dal cameriero non fossero udite, e le riferì al Signore con tutti i motivi, che facevano Angelo, ed i compagni nel passeggiare per la sala. Il signore ebbe per verissimo quanto dal cameriero gli fu detto. Onde il dì seguente fe' chiamare Angelo, e quei, che con lui nel giorno avanti erano andati nella Cittadella, e gli disse, ò pensato nell'animo mio un modo, col quale la città si saria accomodata, e ridotta a buon essere, e che sebbene avria potuto mandare ad esecuzione questo mio pensiero qui nella città, tuttavia essendo forzato di andare subito a S. Plaviano per cose importanti, per questo vi conferirete domani in detta terra, ove anco verranno i vostri avversarii, a quali ò fatto il salvo condotto. Angelo sebbene nelle azioni contro i teramani era colmo di astuzie, e di malizie, non considerando quanto sia pericoloso lo sparlar contro i signori, massimamente in materia di Stato, ne meno penetrarono, che le parole di Giosia erano perplesse, avendo diversi significati, andò con i dodici suoi a S. Flaviano, e nello stesso giorno, vi giunsero anco i nemici. Giosia fe' dar loro alloggio separato l'un dall'altro; ed avendo nella sua prima giunta in S. Flaviano fatto chiamare un buon numero dì cittadini faticatori, fe' fare a forza di braccia un collicel-lo a man manca alla vìa reale andando da Teramo a S. Flaviano non discosto dalla Chiesa di S. Maria dell'Arco verso la marina (1) e nella mezza notte fe' prendere Angelo Cola Crollo, ed i Compagni, ed in quel colle, nel quale aveva fatto apparecchiare le forche, li fò tutti appiccare. Gli altri teramani, che non sapevano cosa alcuna di tal fatto si presentarono la mattina avanti il signore, dal quale
   (1) Un quattro chilometri da Giuli anova. Oggi della chiesa di S. Maria dell'Arco si vedono i ruderi soltanto.

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