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Della Storia di Teramo.
Dialoghi sette
Mutio deì Mutij
Tip. del Corriere Abruzzese, 1893, pagine 356

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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Si ringrazia Fausto Eugeni per aver messo
a disposizione la copia del volume.

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   furono benignamente raccolti, poi disse loro, che se ne tornassero alla città, e che sicuramente con tutti gli altri exizii Spatriassero. E volendo un di costoro cominciare a parlare, subito da Giosia gli furono tolte le parole di bocca, dicendo, andate via, che per strada sarete del tutto informati, e per l'avvenire tenete la lingua in bocca. Si partirono i Teramani colmi di meraviglia, discorrendo per il viaggio or d'una, or d'altra cosa, ma non sapevano a quale appigliarsi di certo, e mentre ragionavano, e nel ragionamento stavano con le persone, e con le menti occupati, s'accorsero all'improviso delle forche, e di oloro, che vi erano appiccati. Ed avendoli ad uno ad uno riconosciuti, anzi essendo ritornati nella Città, ammutirono, senza pur dire una parola fra di loro, e dimandati di molte cose non rispondevano ma con due dite della mano destra ciascun chiudea le sue la-bra. Ed allora uno di quei, che tornarono da S. Flaviano, sapendo, che Angelo, ed i suoi erano periti, per aver parlato troppo alla libera, fe' scolpire in marmo due teste umane di bello intaglio, con le lingue fuori della bocca trafitte da un compasso da Marangone, con un motto, che dicea: Al parlare, et al misurare. (1) E quel marmo fe' murare nel fronte di sua casa, la quale oggi si possiede, ed abita da Prevosto Vivilacqua. Ma venuta in Teramo la nuova del mi-serabil fine di Angiolo, e suoi, altro non si udiva per alcune delle strade della Città, che pianti, e rammarichi. Ed essendo i fratelli, ed i figlioli degl'impiccati persuasi da alcuni a vendicarsi di tal fatto rispondevano: Che vogliamo far noi, che siamo spennati? Volendo inferire, che per la morte di quei tredici, erano loro tarpate le penne più principali. E d'allora questa Fazione presero il cognome di Spennati, e la contraria de Mazzaclocchi, ma non ò potuto mai sapere, onde il cognome de Mazzaclocchi derivi. E per oggi faremo fine al nostro ragionamento.
   Fine del Terzo Dialogo
   (1) Anch'oggi rimane la lapide descritta dal Muzii, infìssa alla casa con le finestre bifore, a metà del corso di Porta Romana, a sinistra di chi viene al centro della città', ma la iscrizione non dice al parlare et al misurare, si bene a lo parlare agi mesura.

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