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a cura di Federico Adamoli Aderisci al progetto! a disposizione la copia del volume. [Home Page]
Ho anche letto, che alcuni dei soldati sforzeschi subito che vennero in Teramo guastarono con le lande l'arme di Giosia nel fronte della Cattedrale, ed in qualsivoglia altra parte era dipinta. Liberato Alfonso di prigione, come ò detto, se ne venne nel Regno, e dopo lunghi combattimenti, ed assedii della città di Napoli, Analmente il dì 0 di Giugno del 1442 un'altra volta la riebbe: (1) indi tutto il regno fuorché quest'ultima parte di Apruzzo. Era allora sommo Pontefice Eugenio IV., il quale malagevolmente sopportando, che Francesco Sforza tenesse occupata la Marca, fe' pensiero di riconciliarsi con Alfonso (del quale era stato alquanto malevole, avendo favorita la parte Angioina) e per mezzo del Cardinal di Padova si conchiuse amicizia, e confederazione tra loro. Il papa investì Alfonso Rè di questo Regno per se, e suoi legitimi successori, ed abilitò Ferdinando suo figliolo naturale alla successione del Regno, ed il Rè dall'altra parte promise ogni suo potere per la ricuperazione della Marca. Fatta questa lega il Ré venne a parlamento con Nicolò Piccinino capitano di gran valore, e nemico mortale di Sforza, che a quel tempo si trovava nello stato di S. Chiesa, ad assaltarlo, il convinse colle sue genti, ed il maggio 1443 si mosse in persona col-l'esercito e per la strada dell'Aquila, e di Norcia se ne andò nella Marca. La venuta di questo esercito diede alquanto di terrore al Conte Francesco; onde si fortificò nella città di Fermo, aspettando che esito aveva il principio di questa impresa.
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