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Della Storia di Teramo.
Dialoghi sette
Mutio deì Mutij
Tip. del Corriere Abruzzese, 1893, pagine 356

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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Si ringrazia Fausto Eugeni per aver messo
a disposizione la copia del volume.

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   alcuni sediziosi scelerati, e malvagi cittadini, essendo venuti in discordia tra loro, e con l'armi alla mano, i meno potenti, per sodisfare a loro sanguinosi appetiti due volte per loro favore anno introdotti i Signori Acquaviva al dominio di essa, privandola della demanial libertà. Onde son seguite molle fatighe, molestie, angustie, depopolazioni, scasamenti , occisioni di uomini , perdita di robba, e ridotti i Cittadini in estrema necessità, povertà e miseria. Ed essendo pervenuto alle nostre orecchie, che Giosia d'Acquaviva fa i-stanza alla M. V., per avere di nuovo il dominio di questa Città, dalla quale ha scacciati i Sforzeschi, e ridottala nel suo regale gre-mio, se si dasse ora a Giosia, sarebbe cagione della totale esterminazione di essa Città. E per questo in nome di tutto il pubblico supplicamo l'Altezza vostra serenissima voglia conservare le nostre ragioni. Perchè avendo il Re Guglielmo donata la Città al Vescovo, e quell'altro buon Vescovo avendola fatta libera viene la Cillà ad essere di se stessa, e non potersi Lsalva sempre la riverenza della Maestà vostra] d'ordinaria ragione, fuorché di assoluta potestà Regia, ad altro Barone concedere. Stette il Re, mentre il Ranerio così disse con gli orecchi attento, e con gli occhi sempre fissi nella sua faccia, la quale era di venerabile aspetto, ed avendo alcuni cittadini, che s'erano inginocchiati avanti al Re con un basso, e sup-plichevol mormorio interrotto il ragionamento del Ranerio, il Re dopo d'aver ordinato ai cittadini, che si dirizzassero in piedi, così rispose: La intenzione, e volontà nostra è non solo , di conservare, ma di accrescere le ragioni, le libertà, e le immunità di tutte le Città, e Popoli di questo Regno, ed in ¡specie a questa Città , della quale siamo ben informati, che sia stata sempre costante , e fedelissima ai legitimi, e veri antipassati Re. E però vi confortamo a stare di buon animo, che non sarete fraudati nelle vostre ragioni. E con queste amorevoli parole il Magistrato, ed i Cittadini furono licenziati.
   5.
   Essendo riferito a Giosia l'intenzione del Re, non si perdò d'animo, ma andato alla sua presenza, disse che avendo egli servita, e seguita più anni la Maestà sua in tutte le imprese prospere, ed avverse, avria sempre creduto, che i suoi servigi! fossero stati me-

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