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Della Storia di Teramo.
Dialoghi sette
Mutio deì Mutij
Tip. del Corriere Abruzzese, 1893, pagine 356

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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Si ringrazia Fausto Eugeni per aver messo
a disposizione la copia del volume.

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   cato un castello e che però non doveva esser gravata di doppio peso, scrivendo similmente di sua mano in piedi dell' ordine io e Leydo la presente y plazeme que assi se faga. Finalmente fin alla morte concesse sempre grazie a questa nostra Città.
   8.
   Rob. Come si visse in Teramo al tempo di questo ottimo Re ? tìiul. Sempre in stato pacifico, quieto : perchè i Mazzaclocchi sediziosi, ed atti a mover, e menare le mani erano assenti dalla Città per molte miglia; gli altri poi non avendo ardimento di comparire in Piazza se non di rado, e pochi andavano [ come si suol dire ] a guisa di cani rognosi per le strade poco traficate, e si trattenevano i giorni di festa al sole, ora nello spiazzo di S. Martino ora avanti la Chiesa di S. Benedetto, ed ora nella contrada di Capo d'Aringo. Ma non essendosi perduto d'animo Marco di Cappella, scriveva spesso spesso lettere minaccievoli ad alcuni, facendole però trovare per le strade, e per le piazze. Nell'anno 1449 il Re comandò il parlamento generale in Napoli nel quale comparse Marco Raneriomandato sindaco dall'Università, ch'essendo riconosciutodal Re, fu onorevolmente raccolto, e dicono, che l'abbracciasse, e baciasse: poi il mostrò a Ferdinando suo figlio duca di Calabria, imponendogli che dopo la morte di esso Re avesse per raccomandato lui, e questa Città. Nell'anno 1454 il Re concede per privilegio alla Città il castello del Poggio Rattiero, e lutti i beni feodali, che sono stati d'Antonuccio de Manfredis dell'Aquila. Inserendo nel privilegio queste fermate parole : Fuit nobis supplicatimi, ut i/la nobilibus, fi-delibus, et dilectis nostris Universitati, et hominibus Civitatis Te-rami concedere dignaremus. Nosqae consideranles fìdetitatis con-stantiam hominum dictae Civitatis, ac mentis, quibus malori gratta nostra dignos, et benemerilos reputami!,s. Nell'anno 1456 fu un gran terremoto in questa nostra Patria, che gitlò a terra molle case con morte di due, cento, e più persone. Nell'istesso anno il Re mandò Bernardo di Raino a ridurre la città in pace, il quale si oprò in maniera, che la riducesse in unione e concordia,

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