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Della Storia di Teramo.
Dialoghi sette
Mutio deì Mutij
Tip. del Corriere Abruzzese, 1893, pagine 356

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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Si ringrazia Fausto Eugeni per aver messo
a disposizione la copia del volume.

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   10.
   Or tornando all' Istoria del Regno dico, che al tempo della morte del Re Alfonso era sommo Pontefice Calisto III. Valenti-niano , il quale pretendendo dare il Regno ad un suo nipote , dicea , ch'essendo il Re Alfonso morto senza legi limi figlioli , il regno come Peodo, esser devoluto alla Chiesa : e per questo con una bolla proibì a Ferdinando , che sotto pena di scommu-nica, non s'impicciasse nelle cose del Regno. Ma il Re, eh' era dichiarato abile da Eugenio IV. e da Nicolò V. confermato, fe' poco conto di tal ordine, appellandosi al futuro concilio. Ma in questo Ferdinando ebbe la fortuna favorevole, perchè Calisto morì l'agosto del medesimo anno, e gli succedette Pio II. Senese, che desiderando la quiete d'Italia mandò subito in Napoli il Cardinal Latino Orsino, ad investire, e coronare Ferdinando del Regno. Ma non per questo furono sopite le molestie del Re perchè alcuni Baroni, de quali e-ra capo, e consigliero Giovantonio Orsino, Principe di Taranto, sotto pretesto, e sospettando, che il Re essendo povero, fosse anche avaro, e rapace. Ho detto povero, non possedendo il Re Ferdinando altro, che il Regno di Napoli di qua dal Faro : avendo Alfonso la sciato al Re Giovanni suo Fratello il Regno di Aragona con i suoi stati adiacenti e l'Isola di Sicilia; onde si ragunarono insieme molti di detti Baroni, e dopo alcuni discorsi, avuti tra di loro, si risolsero di chiamar nuovo Re al possesso del Regno, privandone Ferdinando. E per la prima richiesero il Re Giovanni fratello di Alfonso, ma non ebbero risposta conforme all' intento loro. Scrissero poi al Re Carlo in Francia, al Re Rinato in Fiorenza , ed al Duca Giovanni suo figiiolo, che a quel tempo tenea il governo di Genoa. Ed avendo avuto da costui buon intendimento, il principe di Taranto, cominciò con lettera, ed ambasciane a sollevare i popoli, ed a persuadere la ribellione alle città vicine, ed ad inanimare alcuni nobili caduti in povertà chi con speranza di una cosa, chi di un' altra. Pensò anco il principe fortificarsi di parenti, per accrescere Baroni alla sua divozione. Ed avendo due figliole, ne diè una al figliolo d'Antonio Centiglia marchese di Cotrone, ed un'altra a Giuliantonio

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