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Della Storia di Teramo.
Dialoghi sette
Mutio deì Mutij
Tip. del Corriere Abruzzese, 1893, pagine 356

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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Si ringrazia Fausto Eugeni per aver messo
a disposizione la copia del volume.

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   Iosiae de Acquavira, impellente Regem Ferdinandum Prìncipe Tarantino ad harum Urbium dediclionem. Quamobrem omnes Optimates, Teramo migraverunt: et in primis familia Fortium tota domus Marci Marchionis, et alii Nobiles, quibus Patriae liber-tas vita carìor fuit, et caetera facta discedo, et in exilium sponte propero, ne Tyrannis paream. Ms. (1).
   Rob. Credo, che gli altri spennati, rimasti nella città andavano assai malinconici, dopo che tornarono gli oratori dal Re, ed i loro principali erano assenti.
   Giul. Scontentissimi andavano, e per contrario i Mazzaclocchi, che fin a quel tempo avevano pratticati per i cantoni, e strade vili, cominciarono a ripigliar la piazza, lasciandosi vedere molti di loro con i guanti in mano, ed anelli in dito, ed i sette exitizii, che il Re Alfonso aveva fatti pubblicare per ribelli, e traditori , non solo si accostarono alla città, ma alcun di loro pubblicamente pratlicava. E Marco di Cappella, che fin a quel tempo si era trattenuto in Of-flda similmente tornò, e con la sua solita audacia si presentò un giorno al Magistrato, dicendo, esser ben fatto mandare un ambasciatore al Principe di Taranto a ringraziarlo di si buon'opera, per la quale la città veniva ad esser liberata da un gran numero di tiranni, ed a congratularsi seco in nome di tutto il pubblico, offerendosi di voler egli andare in persona. Non ebbe ardire di replicare il magistrato, stando alquanto depresso, e sapendo la qualità di Marco, il quale quanto poteva, era uomo privo di riguardo, ma volsero, che andassero seco per compagni Stefano del Grasso, e
   (1J Maggio 1459. Teramo Atri e Silvi son dati in potere del Signore Giosia Acquaviva, costretto essendo il re Ferdinando a cedere queste città dal Principe di Taranto. Per questa cagione lutti gli ottimati sono emigrali da Teramo: e in prima la famiglia Forti, tutta la casa di Marco Marchionnì ed altri nobili, ai quali la libertà della patria è stala più cara della vita, ed io altri fatti tralascio e di mia volontà mi affretto all'esìlio per non servire ai tiranni.
   Queste fiere parole del Teramano di parte spennala non si leggono più al luogo ricordato.

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