Stai consultando: 'Della Storia di Teramo. Dialoghi sette', Mutio deì Mutij

   

Pagina (218/417)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (218/417)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Della Storia di Teramo.
Dialoghi sette
Mutio deì Mutij
Tip. del Corriere Abruzzese, 1893, pagine 356

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
Si ringrazia Fausto Eugeni per aver messo
a disposizione la copia del volume.

[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

    159 
   e da Francesco Sforza, ch'era succeduto nel Ducato di Milano, e da molti baroni del Regno, gli si oppose gagliardamente, andando egli in persone, quasi in ogni fazione importante. In questi tempi, cioè la primavera dell' anno 1460 Giacomo Piccinino, che aveva tolto a favorire il duca Giovanni, si mosse di Romagna; ov'egli colie sue genti si trovava. E venendosene per la marina, ed avendo passato il Tronto, giunse a Colonnella, d'onde con grandissimi fuochi diede segno alle terre vicine della sua venuta, della quale fecero gran festa Giosia, ed i baroni Caldoreschi, che in queste parti si trovavano, ed all'incontro si sbigottirono gli affezionati del nome aragonese, molto temendo di si poderoso esercito. Due giorni dopo il Piccinino, chiamato da Giosia scese alla face di Tordino, ove dieci aliri giorni , finché fe porre in terra l'artiglieria, che con una nave aveva fatto condurre di Romagna, dimorò. Ed entrato poi dentro l'Apruzzo, ebbe in suo potere la Città di S. Angelo, la Città di Penne, e Loreto, e di là passato senza contrasto il fiume Pescara , si accampò nel paese della città di Chieti. Era allora in Chioti Matteo di Capoa u-no de più stimati Guerrieri d'Italia dotato di tutte le virtù, che a buoni capitani si convengono. Il perchè dal Re Ferdinando era stato posto per suo Viceré, e Luogotenente in Apruzzo. Ed ancorché a-vesse pochi soldati, usciva ogni giorno dalla città a scaramucciare con le genti di Piccinino, per proibire le prede, che cercava di fare. Nel medesimo tempo Federico duca di Urbino ed Alessandro Sforza mandali con i loro eserciti, quello dal Papa , e questo dal duca Francesco suo fratello, dopo 1' essersi con essi gionto Bosio Santafiore con settecento cavalli, se ne vennero anch'essi per la marina, e si accamparono alia riva di Tordino. Avuto di ciò avviso il Piccinino, subito convocato le genti Caldoresche, e gran copia di altre genti comandate, vennero anch'essi ad accamparsi all'altra riva di Tordino. e per la prima si cominciarono alcune leggiere sca-ramuccie: perchè in ainbidue gli eserciti era il fiore della milizia d'Italia, trovandovisi, oltre ai nominati, Giulio Varano di Camerino, Marcantonio Torello, Raimondo Anecchino, Gioan Conte Romano, e Silvestro Lucina tutti capitani espertissimi, e veterani: si venne al fatto d'armi, dicono, il più atroce , che fosse stato da cento anni addietro, combattendosi dall'una parte e dall'altra con gran prudenza, maestria di guerra, e valore, di modu che era malagevole a co-

Scarica