![]() ![]() ![]() ![]() |
a cura di Federico Adamoli Aderisci al progetto! a disposizione la copia del volume. [Home Page]
scinto in tutte le corti di Napoli. Costui audacemente essendo comparso in Consiglio alla presenza di Don Ramondo di Cardona già tornato in Napoli, disse, che i Teramani in modo alcuno volevano esser privati della demanial libertà, e che piuttosto volevano pagare all'Imperatore con qualche dilazione di tempo li quaranta mila docati per ricompra della Città con tutte le condizioni colle quali al Duca era stata venduta. Onde il Viceré, considerando, che non senza gran cagiono, e ragione era si fatta ostinazione, e parendogli la dimanda giusta, ne scrisse all'Imperatore, accompagnato con una supplica in nome della nostra Università, la quale contenea la detta offerta, le. quali furono date a Sua Maestà quasi ad un tempo, che il breve di Sua Santità, e hi lettere del Cardinal Colonna, e dell'Am basciatore di Spagna li furono presentate. Nelle quali se le faceva intendere, brevemente l'antica fedeltà di questa Città, ed i patimenti e le morti per servizio del Re Cattolico ricevuti. Onde l'Imperatore rescrisse a Don Ramondo, che obbligandosi i cittadini in termine conveniente di pagare detti quaranta mila (locati, avesse confermato alla Cillà il privilegio della demanial libertà, ed annullato quello fatto al Duca d'Atri. Si trattenne questa prattica (dico l'andare ed il tornare delle lettere) fin al principio dell'anno 1522 in tempo che il Santacroce s'era partito di Napoli. Onde il Viceré mando in Teramo una lettera Regia di questo tenore: « Carolus electus Roma-norum Imperalor, ci. cet. Ioanna Mater Magnifici viri Rcgii fideies dUedi. Perché lo Imperatore nostro Re, e Signore avendo visto, ed intese le supplicazioni, ed offerte vostre per lo che supplicate esser ritenuti, e preservati in lo regio demanio, ne bave ordinato, che le ragioni vostre siano intese. Et acciò questo se debba a pratticare bisogna, che dobbiate depositare li quaranta mila docati, per li quali questa Città è stata venduta: et però ve ordinatilo, et comandatilo, che drinto termine di dieci giorni debbiate far venire qui da Nui vostri Sindici, con potere, et istruzioni bastanti ad effetto, che senza perder tempo se abbia da attender a provedere debitamente sopra le supplicationi vostre, come la predetta Maestà ne comanda. Advertendo, che se li predetti Sindici non comparissero intra li detti dieci giorni da numerarsi dal dì,che la presente ve sarà intimala: elassi quelli, ve correrà lo termine di un mese intra lo quale
![]() |