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Zecche e monete degli Abruzzi nei bassi tempi.
Illustrate e descritte
Vincenzo Lazari
Arnaldo Forni Editore, 1858, pagine 117

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   X. SIJ L M O N A.
   La più bella gloria di Sulmona è quella di aver dato i natali ad Ovidio, com' egli slesso ci attesta nella decima elegia del quarto libro delle Tristi :
   Sulmo mihi patria est, gelidis uberrimus undis, Millia qui novies distai ab urbe decem.
   E tanto caro ebbero i sulmonesi questo vanto della loro terra, che ne'bassi tempi, a somiglianzà dei mantovani i quali nelle monete il nome e l'effìgie di Virgilio improntavano, adottarono per insegna del comune le quattro iniziali dell'emistichio Sulmo Mihi Patria Est, iscrivendole in oro sul campo rosso del loro scudo, e ripetendole nelle monete e nei sigilli. A ciò non ponendo mente l'infaticabile Muratori, quando pubblicò i bolognini sulmonesi di Carlo di Durazzo e di Ladislao, già dati in luce dal Vergara, che aveva lasciate senza spiegazione le sigle S.M.P.E.,,così ne scriveva, disperando di rilevarne il senso: Mas vero alii interpretentur, ncque enim succurrunt nisi di-vinationes, quas facile ulique proponerem, sed facilius alii possent rejicere '. Delle arbitrarie e strane inlerprelazioni che qualche oltramontano erudito ne tentò in appresso, senza mai coglier nel segno, taccia la critica nel silenzio pietosa. Primo a spiegarle fu quell'indefesso raccoglitore delle memorie storielle di Sulmona, Ignazio Di Pietro, la cui opera °-, che vide la luce
   1 Muratori in Argelati, I. p. 'd.
   ' Memorie sloriche della fitta ili Solmona, in 4.

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