I Olì
Non mi fu dato di verificare se questa zecca si fosse dall'Orsino aperta arbitrariamente, o per concessione papale; e lino a che non possa l'ima o l'altra opinione sostenersi con documenti, potrà con uguale probabilità questa o quella accettarsi. È vero che 1' analogia ci moverebbe a credere Giacomo, sì caldo fautore di Lodovico d'Angiò, insignito del diritto della moneta da papa Alessandro, clic lo aveva infeudalo di Ta-gliacozzo, in quella guisa che Napoleone II, conte di Manopello e prolonotario di Ladislao, era slalo onoralo di simile privilegio dal suo signore, diciannove anni addietro, come ho dimostralo illustrando la zecca di Guardiagrcle; ma gli è allrcllanlo vero che molli baroni vassalli della Chiesa s'erano arrogalo di loro arbitrio quel sovrano diritto. Sia la cosa come si vuole, è indubitato che la stampa del bolognino di Tagliacozzo dee riportarsi al brevissimo tempo che papa Alessandro V tenne la cal-ledra di san Pielro.
Non si avrebbe però in questa moneta l'unica memoria di quella zecca, se fosse da aggiustar fede alle parole di mon-signor Corsignani vescovo di Venosa : « In Tagliacozzo ed in « Solmona sollo Federigo di Aragona, e secondo di qucslo no-» ine re di Napoli, fu qualche tempo per ordine regio da Lodo-» vico Antonelli palrizio aquilano falla coniar la monda per gli » bisogni degli 'Abruzzi, come consla dal privilegio colla dala » di Castelnuovo nell'anno 149G'.» Quanta credenza abbiasi da prestare ali' asserzione di monsignore, non so davvero ; ma questo è certo che, delle monete di Federico d'Aragona. ninna reca indizio che cc la faccia ritenere od anche sospettare coniata a Tagliacozzo.
i Reggia Manicatici, ovvero memorie lopugrafico-sluriche di varie colutile e cillà antiche e moderne della pruuincia de' Marsi e di Valerla. Napoli 1738. P. 1, p. 313.
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