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PANNELLO n. 2 - Silvi Marina - Piazza dei Pini
(ENGLISH TEXT)

Dalla ricostituzione del Comune Autonomo allo sfollamento
(1929-1944)

Il Comune di Silvi soppresso e accorpato al Comune di Atri con Decreto Regio del 17 marzo 1927 n. 383 venne ricostituito Comune autonomo con Decreto Regio del 14 marzo 1929. Con la deliberazione del Commissario Prefettizio del 25 maggio 1929 il Comune di Atri decise la riapertura degli uffici comunali del Comune di Silvi dal 1° agosto del 1929 e per il loro regolare funzionamento venne designato per Silvi il segretario Giuseppe Jaselli.
Dopo aver ottenuto la propria autonomia si concretizzò una nuova esigenza ovvero quella del trasferimento del capoluogo del Comune da Silvi Paese a Silvi Marina. Già dall'inizio degli anni venti era infatti evidente che l'espansione abitativa di Silvi Spiaggia avrebbe superato quella del Paese. Il Podestà del Comune di Silvi già nel 1929 si adoperava per promuovere il trasferimento della sede municipale. Nel 1930 infatti la popolazione di Silvi Paese era di abitanti 1143 mentre quella della frazione di Silvi Marina era di abitanti 2638 e quella della frazione di S. Silvestro 1334. Le popolazioni di S. Silvestro e di Silvi Marina insieme appartenevano dal 1915 alla sezione di stato civile di Silvi Marina ove sin da detta epoca era stato istituito l'ufficio principale del Comune. A Silvi Marina inoltre esistevano un ufficio postelegrafonico un ufficio telefonico la Cassa di risparmio di Atri l'esattoria e la tesoreria l'ufficio delle imposte di consumo la caserma dei RR.CC. la caserma della RR. Guardia di Finanza l'Albergo e pensione Lido la farmacia la stazione ferroviaria. Il Decreto Regio del 30 marzo 1931 autorizza il trasferimento della sede municipale da Silvi Paese a Silvi Marina. Negli stessi anni anche la frazione di Pineto assurge a capoluogo dell'antico Comune di Mutignano. Si sta compiendo quello spopolamento delle colline a favore dei centri costieri che caratterizza molti Comuni abruzzesi.
A pochi anni dal trasferimento della sede municipale l'Italia inizia la sua avventura di guerra. Il Comune di Silvi affronta dolorosamente l'evento e la popolazione a causa dei bombardamenti delle truppe alleate è costretta nel febbraio 1944 a sfollare per ordine del comando tedesco prima nelle frazioni di Silvi Paese e S. Silvestro e poi ordinato lo sfollamento anche di queste zone nei territori del limitrofo Comune di Atri. A Silvi Paese secondo le testimonianze orali rimase un presidio tedesco e solo alcune famiglie fra cui quella di "Paratuccia" (Reparata) che preparava i pasti per le truppe quella del fornaio del Paese e quella di Antonio il sarto. Al 17 febbraio 1944 era stato effettuato lo sfollamento di circa 5000 abitanti rappresentanti i 4/5 della popolazione del Comune. L'ufficio comunale venne alloggiato nell'ufficio delle Imposte di Atri mentre l'archivio comunale rimase in parte nella vecchia sede di Silvi Marina e in parte venne trasferito nelle zone di sfollamento. Malgrado le assicurazioni del locale comando di Presidio Tedesco durante lo sfollamento molti furono i casi di saccheggio e distruzione dei beni mobili e immobili di proprietà degli sfollati. Colpevoli di tali saccheggi gli stessi nazisti e alcuni italiani che collaborarono con quelle che erano diventate alla fine della guerra truppe di occupazione. Nell'aprile del 1944 veniva disposto il ritorno in sede di tutti coloro che lavoravano i campi previo ottenimento di un lasciapassare rilasciato dal Comando Presidio competente. A Silvi Paese venne istituita una delegazione comunale diretta dal Commissario Capo della Provincia Di Benedetto per coordinare la popolazione civile autorizzata al rientro nelle proprie abitazioni. Subito dopo il rientro in sede dei cittadini e degli stessi amministratori comunali il 13 giugno 1944 il Comitato di Liberazione Nazionale elesse il primo sindaco del Comune di Silvi dopo il ventennio fascista e la guerra nella persona di Gino Terra che si adopererà per rendere possibile al popolo di Silvi di superare le difficoltà di quel periodo di transizione seguito a quella che fu una delle pagine più dolorose della nostra storia.