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"I COLORI DELLA MEMORIA"
Arte... Cultura - Liturgia tra il XVII e il XVIII sec.

IL SANTUARIO nel XVII e XVIII sec.

         Il territorio teramano, il più settentrionale del Regno di Napoli, è influenzato dalla dominazione Spagnola; nel primo periodo è infestato dal banditismo e nel secondo è funestato da carestie, terremoti, pestilenze ed epidemie.
         Nel 1703 l'abate G. Pacichelli nel "Il Regno di Napoli in Prospettiva", riportando la piantina di Teramo, indica la città tra quelle più importanti del Regno. Nella seconda metà del Settecento essa è interessata da un fervore culturale e intellettuale definito "Rinascenza teramana", ad opera dei fratelli Delfico, di Michitelli, Mezzucelli, Thaulero, Nardi, Comi, Quartapelle e Nicola Palma.
         Nel Settecento, tra le principali attività, sono da menzionare la lavorazione della ceramica e maiolica (il Santuario possedeva una serie di vasi nell'antica spezieria dispersi con la soppressione) e l'arte della tessitura, soprattutto della lana.
         Il Santuario è al centro della vita sociale, culturale, oltre che religiosa e devozionale: vi si svolgevano cerimonie ufficiali come il giuramento dei Magistrati; fu istituita una infermeria; già verso la fine del Cinquecento i Frati ebbero l'appalto del sale: ciò permise di aiutare il popolo, vessato dall'inasprimento fiscale.
         Varie sono le indulgenze concesse dai Pontefici: Urbano VIII nel 1627, Innocenzo X nel 1647, Alessandro VII nel 1667, Clemente X nel 1673, Benedetto XIII nel 1725.
         Nella seconda metà del Seicento la chiesa riceve, al suo interno, il "nuovo abito" Barocco. Nel 1687 viene apposta sulla facciata romanica del Santuario una data a ricordo del completamento dei lavori: resta inalterata la struttura architettonica ma si aggiungono altari in legno, sovrapposti ad antiche tele e pitture; si conserva parte dell'altare ligneo di scuola partenopea con le statue dei principali santi francescani, scomposto e in parte disperso nell'ultima ricostruzione della chiesa, iniziata nel 1892.
         In una lastra d'argilla era riportata la data 1693 che faceva supporre la fine dei lavori di ricostruzione del convento o di altre parti della chiesa e del campanile.
         Nel 1782 furono requisiti l'argento (forse anche molti ex voto) e le 13 lampade votive della Madonna, che furono usati come paga per i soldati. Nel 1790 la Piazza delle Grazie diviene l'area destinata alla fiera del bestiame e questo contribuì a far affluire molti fedeli nel Santuario. Del 1795 è una lapide sepolcrale intitolata al Preside F. Oberne. Nel 1796 il convento è costretto ad ospitare i volontari arruolati contro l'esercito Francese. Dal primo decennio dell'Ottocento, con le varie oppressioni degli Ordini Religiosi, il convento subirà trasformazioni e smembramenti e inizierà la "diaspora" dei Paramenti verso le parrocchie che li richiedevano.
         I Paramenti Sacri probabilmente in gran parte furono donati al Santuario da famiglie facoltose o alti prelati. Uno dei Parati, datato 1706, realizzato con teletta d'oro e d'argento ornata da uno stemma rosso con fascia d'argento e drago, sembra attribuibile alla famiglia dei marchesi de Sterlich, originaria dei paesi di lingua tedesca e insediata in Abruzzo fin dal Medioevo. Nel 1704 Rinaldo de Sterlich ottenne il titolo di Marchese del feudo di Cermignano (TE): la donazione potrebbe anche essere stata commissionata in seguito a questo evento.