[Elenco dei Nomi]

(...segue) Delfico Troiano
senatore, patriota, Montesilvano (10-5-1908)

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si addormentò senza dolori, passando serenamente come un placido viandante che si accinga a guadare il fiume, al di là del quale l'aspettano l'ombra e la quiete. E nella pacifica immobilità, in cui lo vidi steso sul letto funereo, rammentai la gran vita dolente di Lui, quando per l'impeto generoso dei suoi vent'anni, insieme a suo fratello Filippo, le cui ceneri sono ancora calde, gridò per le vie della sua città natia una parola, che valeva la galera o l'esilio con la miseria. Ed egli affrontò l'esilio, e in Grecia, nella terra classica della libertà, visse a stento una vita raminga, ricordando forse con invidia le sue audacie sotto Vincenza, che il funesto 48 lasciava ancora all'onta delle soldatesche del nostro alleato di oggi. Lo elessero senatore, pallida ricompensa per quel ch'Egli aveva fatto, ma fu meno male! ne riconobbero i meriti e l'alto patriottismo, nell'epoca nera, in cui nulla si dà al buono e il tristo avanza sempre e si asside rispettato nelle aule dei Parlamenti. Fu meno male! appartenne così alla schiera piccola ma eletta di quelli che aprono la loro vita come una pagina bianca, ed espongono la purezza della loro coscienza agli strali di una critica che si spunta e indietreggia. Ricordo un suo discorso, un discorso di gratitudine, elevatissimo e sincero. Nel 1897 ferveva la guerra greco-turca, e il piccolo regno, terra ospitale a quanti d'Italia chiesero pane e riposo, sopportava la furia delle orde turche, che in una novella sete di conquista, volevano l'isola di Candia, le cui aspirazioni erano simili a quelle delle varie regioni nostre prima del 60. La camicia rossa fiammeggiò ancora con Ricciotti, e la poesia garibaldina, rinverdita, diede nuove glorie e nuove vittime: Antonio Fratti, deputato di Forlì e Alarico Silvestri, studente dell'Università

(segue...)