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      Ed in fatti; Giunio Bruto, Pelopida, Guglielmo Tell, Guglielmo di Nassau, Washington, e altri pochi grandi che idearono od eseguirono rivoluzioni importanti, non erano letterati di professione. Crederei anzi, (e l'effetto finora me lo dimostra vero, pur troppo!) che i lumi moltiplicati e sparpagliati fra i molti uomini, li facciano assai più parlare, molto meno sentire, e niente affatto operare. Si parla e si legge e si scrive in Parigi; e ci si obbedisce pure finora, quanto e più che a Costantinopoli, dove nessuno scrive, e pochi san leggere. Ma pure, fra' Turchi, come in ogni altro asiatico dispotismo, sorge di tempo in tempo un tal capo, che nessuna altra dottrina conoscendo, fuorchè le leggi di natura fortemente sentite, dice con energica rozzezza a molti di quegli idiotissimi uomini: "Questo nostro principe è irreligioso; è tiranno; non è guerriero; si deponga, si uccida". E spesso viene egli e deposto, ed ucciso.
      Non nego però, che a lungo andare, lo spirito dei libri non s'incorpori, direi così, nello spirito dei popoli che nella loro lingua gli hanno; e penetra questo spirito in tutti gl'individui, o sia per tradizione, o sia per lettura effettiva, o sia per lo diverso pensare che si va facendo strada nel discorrere familiarmente; e penetra a tal segno, che in capo a qualche secolo si trova poi mutata affatto l'opinione di tutti. Ma, colla stessa lentissima progressione, si trovano poi anche mutati i mezzi e l'arte del comandare; e gli uomini (pur troppo!) non si vengono niente meno di prima a tener sotto il freno da chi conoscere li sa e prevalersene.


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Del principe e delle lettere
di Vittorio Alfieri
Dalla Tipografia di Kehl
1795 pagine 165

   





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