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      I libri di costoro, andando per le mani di tutti, stante la loro seducente facilità, imprestano una certa forza d'ingegno a chi non ne avea per se stesso nessuna; a chi poca ne avea, un'altra poca ne accrescono; ma a chi moltissima ne avea da natura, se altri libri non avesse letti che quelli, riuscirebbero forse a deviargliela affatto dalla vera strada. Da questa semi-filosofia proviene, che non si sfondano le cose, e non si studia, nè si conosce appieno mai l'uomo. Da essa proviene quella corta veduta, per cui non si ravvisa nei santi il grand'uomo e nei grandi uomini il santo. Per essa non si scorgono manifestamente negli Scevoli e nei Regoli i martiri della gloria e della libertà; come nei bollenti e sublimi Franceschi, Stefani, Ignazj, e simili, non si ravvisano le anime stesse di quei Fabrizj, Scevoli, e Regoli, modificate soltanto dai tempi diversi. E tutto ciò, perchè si rimirano i nostri con occhi offuscati da un pregiudizio contrario ai passati; e perchè si giudicano dagli effetti che hanno prodotto, non dall'impulso che li movea, e dalla inaudita sublime tempera d'animo, di cui doveano essere dotati, abbenchè con minor utile politico per l'universale degli uomini l'adoprassero.
      Ma in questi tempi, dai presenti scrittori (i quali mai non lodano, nè destano alcun entusiasmo, perchè non ne hanno nessuno) vengono freddamente accennati con lodi poco sentite quei veri antichi santi di libertà; e interamente vengono derisi questi santi di religione. I moderni scrittori, in vece d'innalzare e insegnare la sublimità pigliandola per tutto dove la trovano, col loro debole sentirla, e col più debolmente lodarla, affatto la deprimono ed obbliar ce la fanno, Ma, poichè i più leggiadri fra essi (fattisi interamente padroni di un'arme tanto possente quanto è la ingegnosa derisione) hanno pure scelto di migliorare e illuminar l'uomo col farlo ridere; minoramento grandissimo, a parer mio, hanno recato alla loro propria fama, per non aver essi rivolto quell'acuta leggiadria del loro stile massimamente contro ai principi, i quali assai più male ci han fatto e ci fanno tuttavia, che non i santi ed i preti.


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Del principe e delle lettere
di Vittorio Alfieri
Dalla Tipografia di Kehl
1795 pagine 165

   





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