I pochi uomini d'arme che scampatiAll'eccidio dei lor commilitoni,
 
     
Fuggono tracollando nei macchioni,
 
     
Senza governo, trepidi e sviati,
 
     
Fanno, tra i mirti e l'eriche fronzute(23),
 
     
Gravi caduteDelle verdi colline in sul pendio.
 
     
Più d'un sotto al caval pigro stramazza;
 
     
E palesato vien dal tintinnioChe atterrandosi fanno elmo e corazza.
 
     
Guidati dallo strepito, i pastoriCorrono a slascio a far le lor vendette;
 
     
E con assiduo martellar d'accette,
 
     
Aprono gli elmi ai liguri signori;
 
     
E luridi di sangue e di cervella,
 
     
Sulle coltellaConficcan, spaventevoli trofei!
 
     
I capi di quei nobili recisi;
 
     
E son ludibrio agli asperi plebeiLe peste fronti e i schiaffeggiati visi.
 
     
Soppravviene Ceccaldi, a quella riaUccisïon pon fine, e dà quartiere
 
     
Ai vinti; ma, in quell'attimo, lo fereIl piombo d'un soldato che fuggia.
 
     
Il general precipita di sella;
 
     
E giunto in quella,
 
     
Il maggior nerbo delle corse genti,
 
     
Piene d'angoscia, intorno a lui si stringe,
 
     
Tralasciato il rincalzo dei fuggenti;
 
     
Ma con queste parole ei le rispinge:
 
     
«Seguite la vittoria. I nostri liti
 
     
«Più non sian preda d'avidi ladroni.
 
     
«Quando tutti saran morti o prigioni,
 
     
«Tornerete a soccorrerei feriti(24).
 
     
«I figliuoli dell'aquila pugnaci,
 
     
«Visti i rapaci
 
     
«Corvi gracchianti sui nevosi fianchi
 
     
«Dei monti, approssimarsi all'alto nido,
 
     
«Volano a battagliar, nè son mai stanchi.
 
     
«Imitateli, bravi, in voi m'affido.»
 
     
Lepre inseguita da bramosa cagna
 
     
È men veloce, ed un pennuto dardo,
 
     
Scoccato da balestra, appar più tardoDel piè dei Corsi, usati alla montagna.
 
     
Così, slacciati, avventansi i segugi,
  
  
  
  
  
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 Ceccaldi Corsi
 
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